
L'ultimo saluto a Giovanna Chinnici, la donna uccisa dal cognato a Nova Milanese
Nova Milanese, 26 marzo 2025 – "Dovete disporre un'altra perizia psichiatrica, perché secondo il nostro consulente Giuseppe Caputo potrebbe non essere infermo totale di mente".
Lo hanno chiesto ai giudici della Corte di Assise di Monza gli avvocati Fabrizio Negrini e Corinne Buzzi, che rappresentano i parenti di Giovanna Chinnici, la 63enne uccisa con 13 coltellate lo scorso ottobre dal cognato 62enne sul pianerottolo della loro abitazione a Nova Milanese.
L’assassinio
L'uomo, imputato di omicidio volontario e tentato omicidio premeditati, ha prima aggredito la nipote che aveva appena parcheggiato l'auto sotto casa, brandendo un coltello a serramanico e ferendola lievemente e poi ha infierito con i fendenti sulla cognata, mamma della ragazza, che era intervenuta in difesa della figlia, uccidendola.
Il marito e i due figli di Giovanna insieme ad una delle due sorelle con il cognato, si sono costituiti parti civili al dibattimento. Giuseppe Caputo, che non si è presentato in aula, si trova nella struttura psichiatrica giudiziaria di Castiglione delle Stiviere perché la consulenza disposta dalla pm monzese Sara Mantovani ha concluso per la totale incapacità di intendere e di volere al momento dell'omicidio, commesso in una fase "acuta" della sua patologia: paranoia selettiva.
Il nodo dei rapporti
Per gli esperti Giuseppe Caputo è un uomo lucido, con cui si può parlare di tutto, ma che inizia ad ingigantire racconti e circostanze se il discorso cade sui rapporti con i parenti che abitano nella stessa palazzina in via Magellano, le tre sorelle e la mamma quasi centenaria rimasta vedova.
Una serie di dissapori che avevano portato a piccoli processi e ora all'accusa di atti persecutori per Caputo e la moglie, allontanata dalla casa familiare.
La mossa della parte civile
Ma i difensori di parte civile hanno a loro volta affidato a un esperto una consulenza sulle condizioni psichiche dell'imputato, che ha concluso per la necessità di "maggiori approfondimenti".
Da qui la richiesta di una nuova perizia. La Corte di Assise, presieduta dalla giudice Stefania Donadeo, affiancata dal collega Gianluca Polastri, ha deciso di sentire prima i due consulenti nella prossima udienza fissata a maggio. Si oppone invece ad altri accertamenti il difensore dell'imputato, l'avvocato Francesco Fontana, secondo cui la patologia dell'uomo fa cadere anche l'aggravante della premeditazione.