
Dentro c’erano 695 fascicoli archiviati che sono stati riaperti, un lavoro colossale per un totale di 515 indagini. Al Belvedere, oltre alle carte processuali, filmati, fotografie e cimeli per non dimenticare le storie delle vittime.
Dalla scoperta nel 1994 del cosiddetto “armadio della vergogna”, contenente 695 fascicoli occultati sulle stragi nazifasciste, il Procuratore Marco De Paolis diede inizio nel 2002 alla grande stagione processuale, conclusasi nel 2013, dei processi ai criminali di guerra tedeschi. "Sedici anni trascorsi in questo modo. Ho interrogato 1.200 persone", spiega il magistrato militare. Una fatica e un materiale enorme che non poteva andare disperso. "La mostra nasce da un’idea del Capo di Stato Maggiore della Difesa, il generale Enzo Vecciarelli che, raccogliendo una mia proposta per costituire un centro di documentazione con il materiale raccolto, propose un percorso culturale e di recupero della memoria", spiega il curatore.
Grande attenzione è posta sul profilo giudiziario, complesso e ricco di episodi poco noti o del tutto ignoti: i processi penali militari delle Corti Alleate e dei Tribunali militari Italiani. Sono 50 i processi celebrati dagli alleati in Italia, 15 celebrati nel Dopoguerra dai tribunali militari italiani durante una prima fase, 695 i fascicoli giudiziari occultati, 24 i processi celebrati dopo la scoperta dell’armadio in Italia dai tribunali militari italiani.
Il progetto presenta questa triste e delicata pagina di crimini dalla prospettiva di chi li ha perseguiti sul versante giudiziario, tendendo un filo tra storia, giustizia e memoria. La mostra è suddivisa in quattro sezioni.
La prima sezione è dedicata ai crimini di guerra sui militari. Attraverso pannelli grafici e postazioni interattive, sono trattati i crimini di guerra commessi in Italia e all’estero sui militari italiani dopo l’8 settembre, sui civili italiani all’estero e sui civili stranieri vittime di crimini di guerra commessi da militari italiani, come la strage del villaggio di Domenikon in Grecia.
La seconda sezione, a sua volta suddivisa in tre parti (sud-centro-nord) è dedicata ai crimini di guerra commessi in Italia sulla popolazione civile. È costituita da pannelli grafici sui principali eventi e da postazioni video interattive con schede e storia per immagini delle principali stragi in Italia partendo da sud verso nord. Questa sezione ha visto il fondamentale contributo dell’Atlante delle stragi nazifasciste in Italia, curato dall’Istituto nazionale Ferruccio Parri in collaborazione con l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia).
La terza sezione è dedicata ai deportati, attraverso due pannelli grafici, uno relativo a deportazione e internamento nei lager del Terzo Reich, l’altro a deportazione e lavoro coatto, con postazioni con le mappe interattive dei principali luoghi di internamento e deportazione, immagini, date ed eventi. La narrazione espositiva si chiude con una sezione dedicata ai processi celebrati nei tribunali militari italiani contro i crimini di guerra tedeschi dal dopoguerra ad oggi (1949-2013). Quattro pannelli grafici affrontano la storia dei processi degli Alleati, come quelli a Kesselring e Simon, e poi quelli italiani della prima fase, dal dopoguerra al 1994, come i processi a Reder e Kappler, poi la ripresa dei processi dal 1994 al 2002, come quello contro Priebke, ed infine i processi per le grandi stragi dal 2002 al 2013, come quelle di Sant’Anna di Stazzema, Vinca, Monte Sole, Civitella Val di Chiana e Fucecchio che vedono protagonista la Procura militare presso il Tribunale militare di La Spezia, diretta da De Paolis.
Completa il percorso uno spazio dove è possibile assistere ad alcuni docufilm sul tema, fra cui spicca “Lo stato di eccezione” (in formato ridotto di circa 50 minuti), della Cineteca di Bologna, a cura di Germano Maccioni e Loris Lepri, girato prevalentemente in aula al Tribunale Militare di La Spezia durante il processo per la strage di Marzabotto Monte Sole.
M.Guz.