Kit del suicidio, ordini da Milano a Monza. Un pentito: "L’ho distrutto per amore dei miei genitori"

In corso gli accertamenti della Scientifica, casi anche a Pavia e Lecco. Arrestato il fornitore canadese

Un kit per il suicidio

Un kit per il suicidio

Tutti e tre i pacchi sono arrivati regolarmente a destinazione, ma hanno avuto destini diversi: uno è stato rispedito al mittente; un altro è rimasto intatto; il terzo è stato svuotato e conservato. Unico comune denominatore: nessuno dei tre destinatari ha utilizzato il contenuto killer della spedizione.

La polizia ha recuperato nelle scorse ore i tre “kit del suicidio” che nei mesi scorsi sono stati recapitati tra Milano e Monza, grazie alle segnalazioni arrivate dall’Interpol dopo il caso dell’insegnante di 63 anni residente in Trentino che il 4 aprile si è tolta la vita con una finta maschera facciale a base di nitrito di sodio. Il nome della donna, deceduta nella sua abitazione in Valsugana, era in una lista di nove persone italiane indicate dagli investigatori canadesi come clienti di Kenneth Law, sedicente chef dell’Ontario arrestato il 31 marzo con l’accusa di aver fornito a centinaia di clienti (al prezzo di circa 60 dollari) la sostanza letale, utilizzata come colorante nell’industria alimentare. Dopo la tragica scomparsa, l’Interpol ha inviato alle forze dell’ordine di una quarantina di Stati i nomi degli altri potenziali acquirenti (circa 1.200 in totale) per controllare che fine avessero fatto gli altri pacchi.

Due alert sono scattati a Milano sabato scorso. Nel primo pomeriggio, gli agenti delle Volanti si sono recati prima in zona Pagano, ma colui che aveva comprato il kit ha riferito di averlo rispedito indietro. Poco dopo, i poliziotti si sono presentati sul pianerottolo di un appartamento in zona Inganni: in questo caso, i poliziotti hanno recuperato l’involucro, con l’intervento in ausilio degli specialisti del nucleo Nbcr (Nucleare-biologico-chimico-radiologico) dei vigili del fuoco. Il pacco è stato preso in consegna dagli esperti della Scientifica, che ora lo passeranno al setaccio.

Il terzo intervento della polizia è andato in scena a Monza. A seguito della nota trasmessa dall’Interpol di Ottawa alla Direzione centrale della polizia criminale italiana, gli agenti della Squadra mobile hanno acquisito il nominativo del cittadino brianzolo che, secondo le autorità canadesi, aveva acquistato il “kit del suicidio”. Il pacchetto era già stato recapitato all’indirizzo dell’uomo, ma i poliziotti hanno scoperto che fortunatamente il destinatario aveva desistito dal portare a termine il suo intento suicida e si era disfatto della sostanza, conservando però il pacchetto con l’etichetta di spedizione ancora incollata e ben leggibile. In Questura, l’aspirante suicida ha dichiarato che verso la fine di gennaio, in preda a un forte stato depressivo, aveva effettuato delle ricerche on line sui metodi per potersi togliere la vita.

Così era risalito a un metodo che prevedeva l’utilizzo di un particolare “sale” usato nella conservazione delle carni, che poteva essere usato per compiere l’estremo gesto in maniera indolore. A febbraio, l’uomo ha completato la procedura di acquisto su un sito specifico, poi oscurato dalle forze dell’ordine canadesi, al prezzo di circa 60 dollari. Dopo alcuni giorni, il pacco è stato consegnato a casa sua: all’interno, ci ha trovato una busta sottovuoto contenente polvere di cristalli di colore bianco. Tuttavia, il destinatario, per il timore di far soffrire la propria famiglia, ha deciso di disfarsi della sostanza. Su sua richiesta, gli agenti della Mobile lo hanno accompagnato al pronto soccorso del San Gerardo: lì l’uomo è stato sottoposto a una visita specialistica, per poi essere dimesso e riaccompagnato a casa.

Altri due pacchi sono stati recapitati a Pavia e in provincia di Lecco, ma in entrambi i casi non sono stati usati.