
Il regista britannico Ken Loach 88 anni innamorato del calcio e militante di sinistra dichiarato ha firmato per non abbattere San Siro
Milano – Non solo Ken Loach, il regista che ci ha raccontato la working class britannica, e l’appello contro l’abbattimento del vecchio San Siro l’ha firmato in nome della preservazione del calcio come sport popolare. Ma se il maestro 88 enne s’è qualificato semplicemente come “football fan”, tra i firmatari del documento promosso dall’architetto Pierfrancesco Sacerdoti, arrivati ormai a più di 540, la maggioranza non ha remore a sciorinare i galloni. E quasi il 39% dell’elenco è rappresentato da oltre duecento tra architetti, ingegneri, urbanisti, designer, docenti di Politecnici vari, compreso Giulio Fenyves che con il suo studio Arco Associati ha firmato il progetto di ristrutturazione del Meazza che teneva banco l’anno scorso.
E piaceva al Comune ma non a Inter e Milan che, scaduto l’avviso pubblico senza che si sia manifestata alcuna proposta alternativa per acquisire l’area dello stadio, proseguiranno nella trattativa diretta con Palazzo Marino e hanno intenzione di costruire un nuovo impianto e demolire del tutto o in parte il vecchio, inglobando quel che ne resterà in un progetto di sviluppo immobiliare e commerciale. Contro l’operazione continuano a battersi comitati come il “Sì Meazza” presieduto dall’ex vicesindaco del Pci Luigi Corbani, che ha appena presentato un esposto alla Corte dei Conti dopo quello che, aveva indotto la Procura di Milano ad aprire un fascicolo senza indagati né ipotesi di reato sulla vendita (del resto ancora non avvenuta) di San Siro.
Intanto l’ex senatore socialista (e architetto) Roberto Biscardini, sempre del Comitato Sì Meazza, fa sapere che all’appello salvastadio, “dopo tante dichiarazioni di importanti personalità del mondo dello sport e dello spettacolo”, hanno aderito nero su bianco più di 500 “architetti, ingegneri, docenti universitari, liberi professionisti, medici, giornalisti e funzionari pubblici italiani”. E poi imprenditori, dirigenti di partecipate e del privato, e sì, anche registi, fotografi, critici cinematografici, scrittori, editori e poeti; nessuno si è qualificato come santo ma nell’elenco si scova un “navigatore”, poi tre pittrici, uno “studioso”, una “giardiniera”; persino un paio di operai, un ragioniere, un collaboratore scolastico, un rappresentante del comitato inquilini d’un quartiere popolare. Le firme comprensibilmente arrivano per la stragrande maggioranza da Milano, ma c’è quasi un’ottantina di manifestazioni di solidarietà forestiere, dal resto d’Italia (da Vimercate a Cecina, per dire), e da un capo all’altro del mondo (letteralmente: da Shanghai a Lima in Perù).
Tutto ciò a dimostrare, osserva Biscardini invitando chi s’oppone all’abbattimento del Meazza ad aggiungere la propria adesione (con un’email all’indirizzo comitatosimeazza@gmail.com), che lo stadio è “un monumento importante non solo per i milanesi, riconosciuto a livello nazionale e internazionale come un patrimonio mondiale che va salvaguardato per le prossime generazioni. Ristrutturato e adeguato, ma non abbattuto”.