
Pietro Lenzerini e Anna Barbara del Poli.Design con il sindaco Maurizio Bono La società consortile del Politecnico di Milano studierà come trasformare la ferita in centro città in un’opportunità: promessa la condivisione con il territorio
La sferzata dell’opposizione all’attacco sui progetti che non decollano e la risposta del Comune per uno egli edifici che alimentano la polemica: Arcore incarica Poli.Design di studiare la seconda vita dell’ex Olivetti, la vecchia scuola superiore, punto di riferimento in passato per la formazione di intere generazioni, e oggi edifico abbandonato in centro.
Un banco di prova per il sindaco Maurizio Bono che ha ingaggiato la costola del Politecnico "per avviare un percorso di comunità". Nulla di calato sopra la testa dei cittadini: "Una soluzione così non funzionerebbe – spiega – per questo abbiamo scelto un approccio diverso, che coinvolga la gente guidata da professionisti". L’idea di fondo è creare uno studentato, mantenere cioè in qualche modo la funzione che il complesso ha avuto in passato, ma l’intervento del centro post-laurea dell’ateneo milanese permetterà di proiettare lo stabile in un contesto di ampio raggio con uno sguardo a Milano e alla Lombardia. Obiettivo, "evitare un semplice luogo di residenza temporanea distante dalla comunità", ma piuttosto creare "un vero salotto cittadino con spazi per formazione, produzione e servizi che diano nuova vitalità alla città".
"In passato – ancora Bono – abbiamo visto progetti naufragati fra comitati che sono nati per contrastarli e ricorsi, perché non li condividevano e a volte perché non li conoscevano. Le persone devono partecipare per dare la propria versione e poi, magari, innamorarsene". Pronto lo studio, costo 40mila euro, scatterà il confronto con il territorio. Entro la fine del mandato, la Giunta conta di trovare partner pubblici e privati e di veder realizzato il sogno nel prossimo mandato, "o lasciarlo in eredità a chi verrà".
"L’ex edificio Olivetti ha un forte valore simbolico per Arcore: da scuola dismessa a possibile spazio generativo per la comunità – conclude Anna Barbara, presidente di Poli.Design –. Il nostro impegno è accompagnare questo passaggio con competenza, metodo e ascolto".
I docenti cominceranno dall’analisi del contesto locale, per passare allo studio di modelli italiani e internazionali e a laboratori con imprese e altre realtà di riferimento della zona "per raccogliere necessità e stimolare visioni, accompagnando la costruzione di un canovaccio condiviso, che potrà guidare le successive fasi di sviluppo".