BARBARA CALDEROLA
Cronaca

Crisi Fimer: da un lato Greybull, dall’altro Clementy. Il ministero: "Aspettiamo il Tribunale sul concordato preventivo”

Secondo Roma non è possibile alcun intervento prima della decisione dei giudici. Per i sindacati il fondo Greybull-McLaren darebbe garanzie adeguate per il salvataggio

Protesta dei lavoratori Fimer
Protesta dei lavoratori Fimer

Vimercate (Monza e Brianza) – Il sindaco spinge per Greybull, il ministro Alfredo Urso frena: "Nessun intervento è possibile sulla crisi finché il tribunale non avrà deciso". Il 21 agosto il giudice si pronuncerà sulla proposta Clementy preferita dal Consiglio di amministrazione. Per i lavoratori di Fimer un’altra estate al cardiopalma fra recupero e fallimento, fra prospettive e fine dell’azienda degli inverter per fotovoltaico dalla quale dipende il loro futuro. Sono in 400 fra il sito brianzolo e quello di Terranuova Bracciolini, in Toscana.

"In questi ultimi giorni il destino dell’attività è stato più che mai sotto i riflettori con l’accordo condizionato raggiunto tra la proprietà e Greybull-McLaren - sottolinea il sindaco Francesco Cereda -. Un’intesa che anche a detta dei sindacati darebbe garanzie adeguate per il salvataggio, non solo finanziario ma anche industriale, a differenza di quello ancora incerto proposto dal Cda".

"Si è perso fin troppo tempo e operai e impresa non possono più aspettare - ribadisce Cereda -: questa è l’ultima opportunità per risolvere la situazione ed è ora che tutti gli attori in campo, a cominciare dal Consiglio di amministrazione, si adoperino con senso di responsabilità per realizzare le condizioni previste dal contratto con Greybull". Presa di posizione netta del primo cittadino, insieme a quella in arrivo da Roma: "ll Mimit segue con grande attenzione la vicenda, ma non può intervenire in presenza di un procedimento giudiziario". "Sarà diverso - aggiunge il Ministero - dopo che saranno rese note le decisioni del tribunale".

Clementy è tornata in gioco, dopo aver abbandonato la partita, a giugno: la governance al timone ha preferito la proposta del fondo specializzato nel soccorso di marchi in bilico con 8 miliardi di investimenti all’attivo nel campo, perché ritenuta dal Cda "più vantaggiosa per la società, i dipendenti, i creditori, sia in termini di liquidità e di ricapitalizzazione che di conservazione degli asset aziendali". Dei 95 milioni complessivi da impegnare, 17 sarebbero in arrivo in due tranche. Contro i 50 milioni di Greybull per scongiurare il crac. Ma le condizioni dei partner scelti all’inizio e preferiti da istituzioni e sindacati sono state respinte dai manager dopo un primo annuncio sulla cessione. A sciogliere il nodo sarà la pronuncia sul concordato preventivo, il conto alla rovescia è cominciato.