ALESSANDRO CRISAFULLI
Cronaca

Desio, 16 anni di veleni nella cava della ‘ndrangheta. Ora l’acqua della falda sarà analizzata

Primo passo per la bonifica dopo la scoperta, nel 2008, dei rifiuti pericolosi gestiti dai clan in via Molinara. L’obiettivo è scoprire se il conferimento abusivo di scarti abbia contaminato le acque sotterranee

Gli agenti della polizia provinciale avevano scoperto nella cava di via Molinara un traffico di rifiuti pericolosi

Gli agenti della polizia provinciale avevano scoperto nella cava di via Molinara un traffico di rifiuti pericolosi

Desio (Monza e Brianza) – È pronta a spegnere 16 candeline, nel 2024, il rinvenimento della cava Molinara di Desio, tristemente nota come "cava della ‘ndrangheta". Sedici anni in cui è stato fatto poco o niente, per bonificare la ferita sul territorio. Operazione quanto mai complessa e onerosa, certo, ma verso la quale nessuna delle amministrazioni che si sono succedute ha fatto passi decisivi. Nei giorni scorsi il Comune ha fatto un piccolo, ma importante, passo, per la salvaguardia della salute pubblica. È stato affidato il servizio di monitoraggio delle acque che scorrono sotto la cava a una azienda specializzata di Milano.

"Il Comune sta procedendo, in sostituzione della proprietà inadempiente, alla caratterizzazione di una vasta area interessata in passato da operazioni di cava abusiva e successivamente utilizzata come discarica abusiva, compresa tra la Valassina, via Molinara e lo svincolo Desio Nord - spiega l’Amministrazione - si è proceduto alla posa di quattro piezometri posizionati due a monte e due a valle del corpo rifiuti fino a una profondità di meno 58 metri. Adesso è necessario procedere al monitoraggio delle acque sotterranee previsto dal Piano di caratterizzazione approvato con Conferenza dei Servizi l’8 maggio del 2018".

Il servizio sarà sviluppato in cinque fasi: la preparazione delle piste di accesso ai quattro piezometri per raggiungere i punti di prelievo; il campionamento delle acque con idonea attrezzatura da eseguirsi in contraddittorio con l’Agenzia Regionale per l’Ambiente; l’assistenza al prelievo acque con furgone munito di cisterna per stoccaggio. Quindi le analisi di laboratorio sulle acque; infine lo stoccaggio temporaneo delle acque in luogo adeguato.

Il Comune ha stanziato oltre 11mila euro. L’obiettivo è accertare che la mole immensa (si parla di 180mila tonnellate) di rifiuti sotterrata dai malviventi non abbia portato al percolamento di sostanze inquinanti nella falda. Tra i rifiuti, infatti, sono stati trovati materiali contenenti idrocarburi incombusti, oli esausti, piombo, cadmio e cromo. Gli esiti delle analisi saranno utili per capire i successivi passi di questa vicenda drammatica per l’ambiente, che grazie all’operazione della polizia provinciale ha permesso di sollevare il coperchio sugli affari della malavita organizzata nel business dei rifiuti. Una ferita profonda che da 16 anni attende di essere rimarginata.