Caso Salis, Monza non molla e interpella il ministro Tajani: “Rispetto dei diritti per Ilaria”

Una lettera al ministro degli Esteri Antonio Tajani e un programma di nuove manifestazioni contro la decisione del tribunale di Budapest di respingere la richiesta di domiciliari in Ungheria

La grande manifestazione cittadina a sostegno di Ilaria Salis, la maestra monzese detenuta in Ungheria

La grande manifestazione cittadina a sostegno di Ilaria Salis, la maestra monzese detenuta in Ungheria

La decisione di ieri del tribunale di Budapest di respingere la richiesta di domiciliari in Ungheria presentata dai legali di Ilaria Salis, preoccupa nel vivo il sindaco Paolo Pilotto e le realtà civiche che ne hanno sostenuto con forza la causa. Il primo cittadino ha scritto una lettera al Governo, indirizzata al ministro degli Esteri Antonio Tajani, per manifestare la sua preoccupazione.

“Nella sua attività a tutela della nostra concittadina sono convinto che sia possibile individuare all’interno del diritto italiano, del diritto ungherese, di quello europeo e di quello internazionale gli strumenti necessari per potere garantire la dignità di trattamento della persona detenuta e sottoposta a giudizio" afferma il sindaco, che poi aggiunge: "Alcuni mesi orsono, all’evidenziarsi della vicenda umana e giudiziaria della nostra concittadina, avevo avuto modo di apprezzare la sua scelta di avviare contatti con il Governo ungherese cercando di fare valere principi giuridici ed etici che fanno riferimento alla comune tradizione e cultura europea. Sono certo – conclude – del suo impegno a favore di ogni cittadino residente all’estero, in particolare di chi si trovi in condizione di forti necessità di tutela".

Una sollecitazione e insieme un attestato di fiducia dunque, che in qualche misura cela qualcosa di più di un semplice pro forma. Sì perché il primo cittadino Ilaria l’ha conosciuta personalmente. È stato suo docente di religione al liceo classico Zucchi - dove la monzese si è diplomata col massimo dei voti - in cui la ricorda come "un’ottima studentessa, dolce e gentile". Lo stesso ha fatto, sulle pagine del Giorno, il suo ex docente di italiano e latino, Marco Ragazzi, definendola "bravissima" e contraddistinta da due tratti caratteriali in particolare: "la forte determinazione" e "l’integrità".

A Monza l’affetto per lei è tantissimo. Tanti volti noti si sono spesi con parole e gesti a suo sostegno, da Morgan all’ex parlamentare Pd Pippo Civati, e poi medici, ricercatori universitari, scienziati, attori, docenti, magistrati, avvocati.

La comunità degli ex studenti dello Zucchi ha deciso di mobilitarsi formando il gruppo “Ilaria Salis, una di noi“ e mettendo online una petizione per sostenere la sua causa, che ha raccolto 452 firme. Altrettanta solidarietà è venuta dal Foa Boccaccio, di cui Ilaria in passato è stata parte attiva, che ha scritto un appello per denunciare "le condizioni disumane nelle carceri ungheresi", e la gravità di un caso considerato da loro come "il più eclatante di repressione del movimento antifascista in Europa".

Ad essere in prima linea nella battaglia civica in favore di Ilaria è oggi però soprattutto il Comitato liberiamo Ilaria Salis, formato da ex compagne e compagni universitari - di cui una buona parte monzesi e brianzoli - nato lo scorso 10 gennaio. Nell’arco di due mesi e mezzo i circa 50 attivisti che lo compongono hanno organizzato sit in di protesta (a Budapest, al consolato ungherese a Milano, a Nuoro), fiaccolate (a Monza, a Roma, a Milano), incontri e conferenze (all’Università di Roma 3, al Parlamento europeo di Strasburgo, a Vimercate, a Monza, a Cinisello Balsamo, a Torino, a Tradate), manifestazioni (a Milano e a Cagliari).

La rabbia ora è tanta. “Siamo esterrefatti e indignati – commenta Gianluca Tizi, portavoce del Comitato liberiamo Ilaria Salis –. Quasi una farsa da parte della magistratura ungherese, che pare chiaramente asservita al Governo di Orbán. Il trattamento a lei riservato in tribunale ci pare lo stesso della scorsa udienza del 29 gennaio, a dimostrazione che l’azione diplomatica italiana è stata insufficiente".

In merito sono arrivate testimonianze dirette dal tribunale di Budapest. Il coordinatore nazionale dell’Unione giovani di Sinistra italiana, Francesco Riommi – presente al dibattimento – ha notato "la stessa modalità di svolgimento della scorsa volta, con il giudice che parlava leggendo le carte appositamente in maniera veloce per creare difficoltà di traduzione all’interprete, e una deliberazione finale avvenuta senza neanche ritirarsi dall’aula, in segno quasi di una scelta predeterminata".

E dal Comitato arriva forte la condanna. "Nei giorni a venire stileremo il calendario delle prossime manifestazioni – dichiara con determinazione il portavoce Tizi –. Ci incontreremo con il padre di Ilaria, Roberto Salis per un’azione di protesta molto più fitta ancora di quella avvenuta finora. La situazione è inaccettabile. Lei paga il fatto, come ha detto il padre, di essere donna, straniera e antifascista. Noi staremo al suo fianco, e non molliamo".