
Federico Pella, architetto fra i fondatori di J+S, società di progettazione integrata
La sua firma compare dietro a tutti i grandi progetti che hanno riempito le cronache lombarde in questi anni: Pedemontana, Rho-Monza, Terme di Milano, fino alla nuova scuola elementare di Concorezzo, la sua città, della quale ha messo a punto lo studio di fattibilità. Federico Pella è uno degli indagati per corruzione dalla Procura milanese nell’inchiesta sull’urbanistica che scuote Palazzo Marino.
Per lui, architetto fra i fondatori di J+S, società di progettazione integrata, i pm hanno chiesto il carcere. Tifoso sfegatato dell’Inter, "era alla finale di Champion disgraziata il 31 maggio", figlio d’arte, il padre ingegnere "ha plasmato la città", ma sulla vicenda, qui, dove lui è cresciuto, nessuno si sbottona. "La sua famiglia sta a Concorezzo come i Giambelli a Vimercate", racconta chi lo conosce bene. Con una differenza: Pella non costruisce, progetta. E di strada dai primi passi della carriera ne ha fatta tanta, "ma non è certo partito da zero".
Diverse le società alle quali ha dato vita, prima concentrandosi sulle grandi infrastrutture, autostrade - nell’elenco c’è anche Brebemi - e tangenziali, e poi individuando due grandi leve di sviluppo: sport e benessere. Il suo fiore all’occhiello è la restituzione ai milanesi delle Terme de Montel, le vecchie scuderie di San Siro: 16mila metri quadrati in tutto. Il più grande parco termale d’Europa, in voga dai tempi dei romani, decantato da Bonvensin della Riva a fine Duecento. Oggi, portano il nome del banchiere che nel 1915 ordinò la bellissima costruzione liberty rinata grazie al progetto del professionista brianzolo. Il primo aprile scorso un parterre di vip e politici ha partecipato all’inaugurazione. "Miracolo a Milano", l’ha definito chi è rimasto affascinato dal restyling. Un successo per Pella, che ha mantenuto il proprio quartier generale in città, alla Dogana. Per chi lo stima, "una delle tante prove del suo approccio brillante e visionario. Comincia un lavoro e lo finisce e di questi tempi non è scontato". Gli altri aspettano di capire come andrà l’indagine "perché non sarebbe la prima volta che qualcuno viene tirato in mezzo e poi…".
L’amministrazione si è affidata a lui per una delle opere di punta dell’era Capitanio: la nuova primaria che sta sorgendo in via Ozanam, cofinanziata dalla Regione con un Accordo di programma che ha fruttato al Comune 1,2 milioni in arrivo dal Pirellone, mentre al resto, 12,7 milioni, provvedono direttamente le casse municipali. Nel suo curriculum tante le pennellate di un percorso internazionale, la collaborazione con l’Unesco per un intervento in Portogallo, quella con studi newyorchesi per la stesura di uno dei 10 progetti finalisti per la nuova sede della Regione, e quella con lo Studio Boeri dell’archistar Stefano (oggi coinvolto nella stessa inchiesta) per un piano urbanistico - “Il Parco delle Ecologie“ - a Bollate e per il concorso per la nuova casa della Camera di Commercio di Monza. Per gli inquirenti la sua J+S è tra le società che dispensava "alte parcelle per incarichi privati" a Giuseppe Marinoni, presidente della Commissione Paesaggio di Palazzo Marino (azzerata ad aprile), e l’architetto avrebbe stretto con lui "un patto corruttivo", la sua azienda "è fra gli operatori della finanza immobiliare e proprietari di aree, coinvolti nei maggiori interventi urbanistico-edilizi" del capoluogo lombardo.
Per i pm Marinoni agiva con la "copertura e la consapevolezza" dell’assessore all’Urbanistica Giancarlo Tancredi, "perseguendo l’obiettivo di attuare un Piano di governo del territorio (Pgt) ombra". Sulla richiesta di carcere per il brianzolo, come per quelle degli altri indagati, deciderà il gip, dopo gli interrogatori preventivi, fissati il 23 luglio.