Il post Covid in Brianza: gli ospedali corrono per recuperare 150mila visite e 6mila ricoveri

Dopo la crisi l’Asst sta aumentando l’offerta nelle aree critiche: +10% in oculistica, ortopedia, cardiologia e sulla diagnostica con tac, eco, risonanze

Il Cup dell'ospedale San Gerardo

Il Cup dell'ospedale San Gerardo

Vimercate (Monza e Brianza) – La ferita e il ritorno a una nuova normalità. Perché dopo il virus è tutto diverso. E lo sforzo della macchina è concentrato sul recupero degli esami e delle operazioni perdute e sul ricucire il rapporto sanità-territorio. Niente più mascherine in ospedale da questa settimana, altra svolta epocale dall’inizio della pandemia, "anche se non dappertutto, la regola è proteggere i più fragili, il decreto prevede un certo margine di discrezionalità", sottolineano ai piani alti dell’Asst Brianza.

I pazienti con la mascherina

Non è “un tana liberi tutti”: ieri è bastato puntare il piede nelle hall degli ospedali di casa per vedere con i propri occhi che i pazienti sono così abituati a coprirsi il viso da ignorare il nuovo corso, o da preferire comunque proteggere naso e bocca. "Ma certo questo è un altro passo verso la fine della crisi – spiega il direttore generale Marco Trivelli – non però del grande patrimonio di conoscenze ed esperienze cliniche e organizzative maturato in questi tre anni e che occorre ricordare e preservare, facendone tesoro per il presente e il futuro". 

Con una sorpresa: "Pensavamo che la capacità del sistema di adattarsi richiedesse tempi più complessi – aggiunge il manager –. Il Covid ci ha insegnato invece che la risposta alle nuove esigenze e il cambiamento possono essere anche veloci e immediati". Vale anche in "un’azienda diffusa" come questa, con cinque poli ospedalieri e diverse vocazioni, oltre a una cinquantina di poli con vari servizi sparsi in tutta la provincia della Brianza.

Prestazioni da recuperare

Un gigante che "si è già rimesso in pari con le prestazioni perse, il 25 per cento nel 2020, anno nero dell’attacco del Sars Cov 2, sul 2019, con 150mila fra visite, screening, esami e terapie e 6mila ricoveri cancellati, e sta aumentando in linea con gli input in arrivo del Pirellone l’offerta nelle aree critiche: +10 per cento in oculistica, ortopedia, cardiologia e sulla diagnostica con tac, eco, risonanze", chiarisce Guido Grignaffini, direttore socio-sanitario aziendale.

Grignaffini è l’uomo dei tamponi che la Regione scelse nei giorni bui del contagio che galoppava senza freni, tranne che con il distanziamento e la sospensione della vita e di tutte le attività, per organizzare su vasta scala il tracciamento "costruendo la rete di centri che doveva analizzare i prelievi per velocizzare un’operazione che si è rivelata vitale in attesa del vaccino. In Brianza siamo arrivati al picco a 30mila test al giorno". E poi c’è stato il salvataggio di massa "quando tutti volevano la dose e c’erano le file per la fiala – prosegue Grignaffini – fra noi e Monza ne abbiamo somministrati 2,1 milioni".

Le vittime in Brianza

Ma la mente corre alle vittime, 3.581, fra casa e ospedali, l’8 per cento dei morti lombardi, "con una seconda ondata terribile. Nella prima ci siamo occupati delle zone rosse della Bergamasca e di Codogno – ricorda Nunzio Del Sorbo, allora alla guida dell’Asst – poi è arrivato il nostro turno. A fare la differenza è stata la squadra. Il personale ha serrato le fila e ha fatto il proprio dovere fino in fondo, senza mai tirarsi indietro. Dal primo all’ultimo e ne sono orgoglioso. Ho chiuso così il mio percorso professionale, tutto nel settore, con qualcosa che non avrei mai immaginato e che ci ha insegnato anche a rileggere in fretta i bisogni e a convertirci. Prima alla polmonite, ora alla prevenzione e a cure sempre più personalizzate. Il virus è stato un catalizzatore. Ha innescato nuovi percorsi".