
Imputati come una baby gang. Bulli e incubo di ragazzini che venivano picchiati, rapinati e minacciati nel centro storico monzese. Tanto che per loro la Procura aveva chiesto condanne da 6 anni e mezzo fino a 8 anni di reclusione. Invece sono stati assolti. Una sentenza contro cui il pm Marco Giovanni Santini ha deciso di opporsi. Alla sbarra tre ventenni di origine egiziana, accusati a vario titolo di rapina aggravata e minacce.
Sotto la lente due episodi. Il primo risale al 6 gennaio 2020: la vittima, un ragazzo egiziano di 15 anni, aveva denunciato di essere stato aggredito e minacciato dai tre connazionali, appartenenti a un gruppo più numeroso che era solito stazionare in centro.
Con un coltello a serramanico, in compagnia anche di un minorenne, lo avevano immobilizzato rapinandogli una cassa bluetooth, il cellulare e un anello. "Ero in via San Martino con un amico quando si sono avvicinati – ha raccontato il ragazzino ai giudici –. Uno di loro aveva un coltello e me l’ha puntato alla gola, mi hanno preso la cassa dicendo che quella non la vedevo più e poi anche il telefonino che avevo in tasca e mi hanno sfilato l’anello dal dito. Quando ho cercato di oppormi ho ricevuto una testata e diversi calci. Io li avevo già visti e sono andato a cercare i loro profili su Instagram per portarli alla polizia".
La difesa degli imputati ha, invece, sostenuto che il minorenne non ha raccontato che lui quei ragazzi li conosceva bene e si era poco prima incontrato con i tre per chiarire la vicenda di un video postato sul social di una ragazza del loro gruppo insultata, fatto che non ha dichiarato nella denuncia.
L’altra rapina contestata risaliva al 10 gennaio 2020 ai danni di un 15enne italiano in piazza Trento e Trieste, accerchiato da una quindicina di ragazzi e rapinato di telefonino, orologio, portafoglio e la maglia che indossava. In questo caso la vittima aveva inizialmente riconosciuto nelle foto mostrate dalle forze dell’ordine alcuni degli imputati, indicandone uno come quello che portava un orecchino. Ma al processo non li ha riconosciuti con certezza e nessuno di loro aveva il lobo forato, secondo i giudici del Tribunale di Monza. Ora il vaglio ai giudici milanesi.