Milano – C’è un momento preciso, ogni anno, in cui migliaia di famiglie italiane si ritrovano davanti al computer a scrollare annunci di affitti, a chiamare numeri di telefono che spesso non rispondono, a compilare moduli online sperando di battere la concorrenza. È giugno, e i loro figli devono ancora sostenere la maturità o gli ultimi esami universitari, ma la caccia alla stanza per settembre è già iniziata. Benvenuti nella nuova normalità degli studenti fuorisede.
La Lombardia rappresenta l’epicentro di questa trasformazione. Secondo i dati diffusi da Dotstay, piattaforma specializzata nell’assistenza agli studenti, il 45% degli universitari lombardi che scelgono di vivere lontano da casa inizia la ricerca dell’alloggio già tra giugno e luglio, un dato significativamente superiore alla media nazionale del 38%. Un fenomeno che riflette non solo la crescente difficoltà nel trovare soluzioni abitative adeguate, ma anche una nuova cultura della pianificazione forzata dalle circostanze.
Tempi lunghi e prezzi folli
In Italia, Milano è il caso più emblematico di questa corsa contro il tempo. Nel capoluogo lombardo oltre il 50% delle richieste viene inoltrato prima della fine dell’estate, in una città dove i prezzi per una stanza singola oscillano tra i 600 e gli 800 euro mensili, con picchi che raggiungono i 1.000 euro per soluzioni in zone centrali o particolarmente ambite. Non si tratta di una scelta strategica, ma di una necessità concreta dettata dall’elevata domanda di studenti, lavoratori in mobilità e giovani professionisti, unita alla scarsità di posti negli studentati e alle trasformazioni del mercato immobiliare sempre più orientato agli affitti brevi.
Pavia, Brescia e Bergamo
Il fenomeno si estende anche agli altri poli universitari lombardi. A Pavia, storica città universitaria con alta densità di studenti, il 42% anticipa la ricerca tra maggio e luglio. A Brescia e Bergamo, l’arrivo crescente di studenti da altre regioni e dall’estero sta modificando le dinamiche del mercato, spingendo sempre più giovani verso opzioni vicine ai campus, anche se più periferiche, pur di evitare l’incertezza di settembre.
Questo cambiamento radicale nelle abitudini riflette una trasformazione profonda delle nuove generazioni e delle loro famiglie. Come spiegano da Dotstay, “non si cerca più all’ultimo minuto. Si studiano i quartieri, si confrontano i trasporti, si valuta la qualità dell’esperienza abitativa”. Il 71% degli studenti dichiara di preferire zone ben collegate con i mezzi pubblici, mentre il 52% cerca ambienti condivisi ma con spazi comuni vivibili e puliti.
Il quadro altrove
La situazione lombarda si inserisce in un quadro nazionale altrettanto complesso. Roma registra un incremento dell’anticipo del 15% rispetto al 2023, mentre a Napoli la carenza di posti letto spinge le richieste già da maggio. Anche Bologna, nonostante la tradizione storica nell’accoglienza studentesca, ha visto un’impennata dei prezzi e della competizione, con la ricerca che inizia in media a giugno per il 41% degli studenti.

Speculazione e dignità
Il quadro evidenzia un problema strutturale: la carenza di residenze universitarie pubbliche e l’assenza di un’offerta abitativa a prezzi calmierati spingono gli studenti verso il mercato privato, con dinamiche speculative sempre più marcate. In Lombardia, solo il 6% degli studenti fuori sede trova posto in alloggi convenzionati.
La piattaforma, che ha monitorato oltre 4.000 richieste a livello nazionale, conclude con un appello: “La pianificazione anticipata non è più una scelta, ma una condizione necessaria per avere accesso a soluzioni dignitose. Servono misure strutturali, nuovi investimenti pubblici e alleanze tra università, enti locali e settore immobiliare per non trasformare l’autonomia studentesca in un percorso a ostacoli”.