
Il tasso di occupazione giovanile registra un lieve calo in tutte le province L’occupazione cresce invece soprattutto nella fascia di età fra 50 e 64 anni
Milano, 27 marzo 2025 – Se l’occupazione tiene, non viene scalfito il fenomeno dei Neet, giovani che non studiano, non lavorano e non sono impegnati in attività formative. In Lombardia, secondo l’ultima rilevazione della Uil, si registrano numeri allarmanti. Sono oltre 224mila, pari all’11% della popolazione tra i 15 e i 34 anni. E in province come Lecco, Monza, Lodi, Pavia e Sondrio, il tasso di inattività giovanile supera il 45%. “Un fenomeno ormai strutturale – spiega il segretario della Uil Lombardia Salvatore Monteduro – che richiede interventi urgenti e coordinati tra politiche educative, formative e occupazionali”. In generale, si registra una “crescita del lavoro moderata” e “caratterizzata da profonde disuguaglianze”.
Il gap fra uomini e donne
Nel 2024, sono 37.108 gli occupati in più in Lombardia, con una crescita dello 0,82% rispetto al 2023. Si raggiunge così una quota di 4.537.824 occupati. Una dinamica inferiore alla media nazionale. Segno positivo (+1,07%) per componente femminile rispetto a quella maschile (+0,63%), anche se la maggior parte di questi nuovi ingressi è con contratti deboli: part time involontario, contratti a termine, mansioni a bassa stabilità. Il tasso di occupazione maschile (60,4%) supera di oltre 14 punti quello femminile (46%). Il 28,5% delle donne lavora part time, contro il 5,2% degli uomini. Oltre il 53% dei contratti a termine sono assegnati a lavoratrici. A livello anagrafico l’occupazione cresce soprattutto nella fascia 50-64 anni (+1,52%), mentre per gli under 34 anni l’incremento è marginale (+0,6%).
Il nodo giovani
Il tasso di occupazione giovanile è tra l’altro in lieve calo. Tra i I settori si registra la crescita nei servizi (+1,56%), con Milano che registra 29mila occupati in più. Scende il settore delle costruzioni (-2,86%, in calo dopo l’impulso del superbonus). Un dato rilevante riguarda le 35mila persone in cerca di lavoro che non hanno mai lavorato: un segnale critico sulla transizione scuola-lavoro. “Un’intera fascia di lavoratori vive in una condizione di invisibilità contrattuale – sottolinea Monteduro –. Precari, part time involontari, discontinui, intermittenti: sono quelli che abbiamo definito i “fantasmi del lavoro”. Per contrastare l’instabilità e favorire l’inclusione si deve pensare a un piano straordinario per il lavoro dignitoso”.