ANNAMARIA LAZZARI
Economia

Milano è la seconda città più cara d’Italia, con prezzi record nei bar: ecco qual è la prima

Per l’analisi del Codacons per il cibo si spendono 565,3 euro. Terzo posto per la spesa alimentare (dietro Trieste). In un anno s’impennano caffè, passata e prosciutto

La stangata dei prezzi sulle famiglie milanesi, che vivono nella seconda città più cara d’Italia

Sorpresa: Milano non è la città più cara d’Italia. Il Codacons ha messo a confronto i prezzi di beni e servizi nelle principali città italiane su dati del ministero delle Imprese e Made in Italy e ha appena incoronato Aosta regina del caro-vita nella penisola. Secondo l’analisi dell’associazione dei consumatori nel capoluogo valdostano la spesa media per l’acquisto di generi di largo consumo, come alimentari, ortofrutta e carne, e le tariffe di servizi è di 573 euro. Ma non c’è molto da festeggiare: Milano rimane sul podio delle città-maglia nera, dove vivere costa decisamente di più; considerando lo stesso paniere di voci, è seconda con una spesa media di 565,3 euro, vicinissima a Bolzano (terza con 564,6 euro).

La città più economica è Napoli, dove per gli stessi beni e servizi bastano 363 euro. Bolzano è al vertice della classifica sul fronte degli alimentari: per acquistare 28 prodotti di largo consumo (dall’ortofrutta ai latticini, passando per carne, pasta, pane, bevande e prodotti in scatola) lo scontrino è di 208 euro contro i 203,6 euro di Milano, che in questo caso è terza, preceduta da Trieste (206 euro). La media nazionale, per le stesse voci, è "di circa 187 euro" precisa il Codacons.

Ma la classifica cambia se si guardano le singole voci di spesa. Milano vanta il costo più elevato d’Italia per il panino al bar: 5,39 euro (+ 8,02% rispetto a maggio di un anno fa) contro una media nazionale di 3,6 euro. Altro primato nazionale per l’equilibratura gomme e convergenza: circa 88 euro contro i 38 di Catanzaro (ma -1,78% rispetto a maggio 2023).

Dal confronto fra i numeri dell’Osservatorio prezzi del ministero del Made in Italy (l’ultima rilevazione disponibile risale a maggio 2024) emergono altri dati interessanti su singole voci che rendono particolarmente “pesante“ il carrello della spesa. Sin dalla prima colazione: ad esempio un chilo di caffè tostato è arrivato a costare nel capoluogo lombardo una media di quasi 12 euro al chilo (+4% in 12 mesi). Il miele (1000 gr) ha raggiunto la quotazione di 12 euro e mezzo (un anno fa aveva addirittura sfondato la barriera stratosferica di 13 euro). Per un chilo di pasta servono circa due euro, qualche centesimo meno dell’anno scorso.

In compenso il costo della passata di pomodoro, a 2,13 euro al chilo, è cresciuto del 17% in un anno. Capitolo carne e pesce. Per mangiare la classica bistecca (22,44 euro al chilo per il bovino adulto) si spende quasi il 2% più dell’anno scorso. Per il petto di pollo invece il 6% in meno (14,54 euro al chilo). Il prosciutto cotto (a 2,6 all’etto come quotazione media) è una prelibatezza gourmet, in crescita di oltre il 4% rispetto a maggio 2023; al chilo si paga più del parmigiano reggiano (a (24,07 al kg). Le vongole a 22,95 euro al chilo segnano +23%. Il salmone fresco viaggia in media a 29 euro al chilo (ma segna -3% in confronto a maggio 2023).

E poi ci sono frutta e verdura a peso d’oro, anche per effetto del maltempo. Per i fragoloni quest’anno si è speso il 14% in più dello stesso periodo dell’anno scorso (6,34 euro al chilo). Per l’insalata iceberg l’incremento è stato del 9% (3,03 euro al kg). Ma il vero salasso riguarda il più classico dei condimenti, l’olio extravergine d’oliva, il cui prezzo è cresciuto a dismisura in un anno, di oltre il 74%: per una bottiglia di un litro si spende quasi 10 euro (9,89 euro). Se il lavaggio del piumone in tintoria ha subito un incremento di "solo" l’1% in un anno (a 19,11 euro), incide in modo pesante sul budget familiare la spesa per la tariffa sui rifiuti solidi: 293,94 a maggio 2024 contro 237,07 euro dello stesso mese dell’anno scorso, un balzo che sfiora il 24%.