
Nel 2024, la percentuale di uscite per dimissioni si è fermata al 5,4 per cento
Milano – C’è qualcosa di interessante nei dati del mercato del lavoro lombardo che emerge dall’ultima indagine di Confindustria. Non sono numeri che ci si aspetterebbe di leggere in questi tempi di crisi permanente e incertezza diffusa. L’edizione 2025 dell’Indagine sul Lavoro “I numeri per le risorse umane” ha coinvolto oltre 700 aziende lombarde, per un totale di 150 mila dipendenti. E quello che emerge è un quadro che, francamente, sorprende: il tasso di turnover volontario è in calo, le retribuzioni crescono, lo smart working si stabilizza. Ma soprattutto, quasi il 60 per cento delle imprese sta abbracciando l’intelligenza artificiale non per tagliare posti di lavoro, ma per aumentare produttività ed efficienza.
Quando le dimissioni smettono di fare paura
Il fenomeno delle “Grandi Dimissioni” – quella sorta di pandemia parallela che ha colpito il mondo del lavoro dal 2020 in poi – sembra aver trovato il suo punto di equilibrio, almeno in Lombardia. Nel 2024, la percentuale di uscite per dimissioni si è fermata al 5,4 per cento, in calo rispetto al picco del 6,4 per cento del 2023. Non sembrano molti questi numeri, ma raccontano una storia precisa: dopo cinque anni di crescita costante (si era partiti dal 4,2% del 2019), il trend si è invertito.
“L’indagine regionale di Confindustria Lombardia – commenta il presidente Giuseppe Pasini – restituisce una fotografia di un mercato del lavoro maturo e performante, in grado di adattarsi al contesto di incertezza”. In particolare, afferma, “sul fronte della riduzione del gap tra domanda e offerta di lavoro”.

L’intelligenza artificiale come alleato, non come nemico
La parte più interessante dell’indagine riguarda l’intelligenza artificiale (AI). Non perché sia il tema del momento – quello lo è già da un pezzo – ma per come le aziende lombarde la stanno affrontando. Il 59 per cento delle imprese ha già adottato (12 per cento) o sta valutando di adottare (47 per cento) strumenti di AI. E qui viene la parte controintuitiva: non sembra che lo stiano facendo per licenziare, ma per come supporto alla produttività.
Emerge, spiega Pasini “una grande attenzione nei confronti dell’innovazione e delle nuove tecnologie: quasi il 60 per cento delle imprese lombarde abbraccia progressivamente strumenti come l’Intelligenza artificiale nella consapevolezza che queste soluzioni rappresentano uno stimolo alla produttività e alla creatività, utili a migliorare l’efficienza aziendale, e non un incentivo alla riduzione del personale”.
I principali ambiti di utilizzo sono l’analisi e gestione dei dati (50 per cento delle imprese), l’automazione dei processi produttivi (28 per cento), ricerca e sviluppo (28), gestione delle risorse umane (24) e supporto clienti (24).
Il problema delle competenze (e come lo si risolve)
Naturalmente, non è tutto rosa e fiori. Le difficoltà ci sono: il 37 per cento delle aziende segnala la complessità tecnica come ostacolo principale, il 36 per cento lamenta la carenza di competenze interne. Ma anche qui, i numeri raccontano una storia di adattamento piuttosto che di rassegnazione. Il 27 per cento delle aziende si è già mosso per colmare il gap: il 20 per cento ha scelto di formare il personale interno, l’11 per cento si è rivolto a consulenti esterni, solo il 3 per cento sta cercando di assumere persone già competenti.
Gli stipendi che crescono (davvero)
E poi ci sono gli stipendi. Le imprese lombarde hanno programmato per il 2024 aumenti retributivi del 3,1 per cento in media: 3,0 per cento per gli operai, 3,4 per cento per impiegati e dirigenti. Numeri in linea con le previsioni nazionali del Centro Studi di Confindustria (2,9 per cento per il 2024, con prospettive di crescita al 3,3 per cento nel biennio 2025-26).
Sono incrementi che, in un contesto di inflazione ancora presente ma in rallentamento, rappresentano aumenti reali del potere d’acquisto. Non è scontato, specialmente considerando le incertezze economiche globali.
Lo smart working trova la sua dimensione
Infine, lo smart working. Dopo l’esplosione pandemica e le successive correzioni, sembra aver trovato una sua dimensione stabile: il 47 per cento delle aziende lombarde lo ha formalizzato, coinvolgendo il 28 per cento dei lavoratori. Non è più l’emergenza del 2020, non è nemmeno il ritorno integrale in ufficio del 2022. È diventato, semplicemente, uno strumento normale di organizzazione del lavoro.