
Sopra, Luca Ronconi (1933-2015) a una lettura scenica A sinistra, l’allestimento de “Il Panico” di Rafael Spregelburd del 2013, vincitore del Premio Ubu al miglior spettacolo teatrale (Foto Luigi Laselva)
Milano – Area di Lavoro. Di fianco alla platea dello Studio. E lì ci si siede. Un po’ curiosi. A ragionare di questa Prospettiva Ronconi, il progetto-omaggio del Piccolo a dieci anni dalla morte del regista. Sembra un dettaglio. Non lo é. Perché il luogo immerge immediatamente nell’orizzonte quotidiano del Maestro: pedagogia, studio, prove, scena. “Una scelta che gli sarebbe piaciuta – sottolinea il presidente del cda Piergaetano Marchetti – siamo nel ventre del teatro. Già un modo per ribadire come alla sua opera non appartenga il mantello delle celebrazioni. Non siamo qui a inaugurare una statua. Ma a discutere della sua grande personalità, di come sia riuscito a dare continuità al ruolo centrale del Piccolo sulla scena internazionale, del suo fare e del suo creare. Che poi significa ragionare della continua evoluzione del teatro. E del suo futuro”.
Eredità precisa. Anche se scritta sull’acqua, come sempre quando si parla di palcoscenico. Meglio quindi ricordare. Archiviare. Condividere. Partendo da questo ventre nascosto fra le pieghe di Milano, uno di quegli angoli segreti capaci di far innamorare del teatro al primo sguardo. Da qui si presenta un palinsesto articolato che accompagnerà per mesi, dall’8 marzo, giorno del suo compleanno. Immergendosi in quelle trentatré produzioni nate durante la lunga, conclusiva parentesi al Piccolo. Appena dopo i padri fondatori. Al fianco di Sergio Escobar. Dal 1998 al 21 febbraio del 2015, un sabato d’inverno, in via Rovello il successone della “Lehman Trilogy”, giornate non facili.
“Sono passati ormai dieci anni da quando Luca ci ha lasciati – racconta il direttore Claudio Longhi, a lungo suo collaboratore (al suo fianco in titoli storici: da “Lolita” a “Infinities”) –. Dieci anni da quando, dopo aver messo in prova in varie guise il momento fatidico, Ronconi è scivolato oltre quella soglia intorno alla quale aveva scelto di giocare tutta la vita, sedotto dall’ostacolo e dal suo limen. Ora che il tempo comincia a fare chiarezza, i tratti della sua eredità si fanno più nitidi. Cosa resta di Luca? Un rabbioso e sensuale uso e abuso del linguaggio, per cavarne il senso e i sensi; un intransigente e non negoziabile invito a pensare sempre e solo in grande; una curiosità pantagruelica e inesausta”.
Linguaggio, progettualità spudorata, ricerca: sembrano elementi utili anche lontani dal teatro. Certo da tener presenti avvicinando gli appuntamenti di Prospettiva Ronconi. Dall’8 marzo nei foyer l’installazione “In rebus: frammenti di un discorso teatrale” con bozzetti, disegni, fotografie, costumi e modellini. Molto più di una mostra. È come se si osservasse di nascosto all’interno del suo laboratorio. Lunedì 17 dalle 19.30 allo Studio sarà la volta di un ritratto del regista attraverso testimonianze e letture di Branciaroli, Giovanni Crippa, Laura Marinoni, Popolizio, Galatea Ranzi. Una ricostruzione per tessere del suo teatro, con scene da alcuni dei più celebri spettacoli. Ad aprile sarà poi pubblicato con Saggiatore “Luca Ronconi, Gli anni del Piccolo: 1998-2015. Interviste” a cura di Eleonora Vasta, prima di dar spazio ad alcune giornate dedicate agli impianti scenografici nelle opere ronconiane, al lavoro con gli attori (il 26 maggio, al Chiostro), al dialogo ramificato con l’eredità artistica, in una sorta di cantiere aperto, in evoluzione. Mentre proseguirà a lungo il lavoro di archiviazione dei materiali storici.
E poi ancora il Piccolo Day, iniziativa cittadina del 14 maggio (giorno del settantottesimo compleanno del teatro milanese); la dedica della prima rappresentazione di “Ho paura Torero” di Claudio Longhi, che verrà ripreso sabato 8 marzo; l’intestazione del nuovo corso triennale alla scuola del Piccolo, che Ronconi diresse per tutti gli anni della sua lunga esperienza milanese. A sottolineare ancora una volta quel contributo pedagogico-formativo che rimane parte imponente del suo lascito. Oltre la scena. Oltre la visionarietà. Oltre perfino la proverbiale analisi drammaturgica dei testi. Prospettiva Ronconi sembra nascere soprattutto da quelle parti: da un senso di reale gratitudine per il Maestro. E i suoi insegnamenti.