
Luca Ronconi
Milano, 21 febbraio 2015 - Uomo di cultura, uomo di teatro. Luca Ronconi è morto all'età di 82 anni a Milano. Con la scomparsa di Luca Ronconi, il teatro italiano perde uno dei suoi registi piu’ innovatori e poliedrici. A 81 anni Ronconi ancora dirigeva con piglio rivoluzionario il Piccolo Teatro di Milano. Il suo esordio sulle scene, dopo il corso di recitazione dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica di Roma nel 1953 era stato come attore in “Tre quarti di luna”, di Luca Squarzina, diretto dallo stesso Squarzina e da Vittorio Gassman. In seguito recita con altri registi, come Orazio Costa, Giorgio De Lullo e Michelangelo Antonioni. Nel 1963 inizia a lavorare come regista, con la compagnia di Corrado Pani e Gianmaria Volonte’ e negli anni successivi divena un esponente dell’avanguardia teatrale. Il successo e la fama arrivano nel 1969 con l’Orlando furioso di Ariosto, nella versione di Edoardo Sanguineti con scenografia di Uberto Bertacca. Gli anni 70 sono il suo periodo d’oro.
Nel biennio 1977-1979 fonda e dirige il Laboratorio di progettazione teatrale di Prato. Si ricordano spettacoli memorabili, tra cui “Orestea” di Eschilo, “Utopia” di Aristofane, “Baccanti” di Euripide, “La Torre” di von Hofmannsthal. Tra gli spettacoli degli anni Ottanta “Ignorabimus” di Holz e “Tre sorelle” di Checov. Negli anni successivi ha collaborato con varie istituzioni teatrali, tra cui la Biennale di Venezia e il Teatro Stabile di Torino. Negli anni 90 diventa direttore artistico del Teatro di Roma, dal 1999 passa al Piccolo Teatro dove debutta con due pieces: “La vita e’ sogno” di Pedro Calderon de la Barca e “Il sogno” di August Strindberg. Ronconi e’ stato anche il regista di molte opere liriche e ha partecipato piu’ volte al Rossini Opera Festival di Pesaro.
L'ULTIMO SPETTACOLO - È stato ‘Lehman Trilogy’ l’ultimo spettacolo firmato dal regista Luca Ronconi, in scena al Piccolo Teatro Grassi di Milano dal 29 gennaio scorso al prossimo 15 marzo. La saga della famiglia Lehman, dall’arrivo in America al crack finanziario del 2008, era stata sapientemente divisa in due parti autonome dal regista morto stasera: "Tre Fratelli" e "Padri e figli". Ma a dispetto di una durata complessiva di quattro ore e mezza, "Lehman Trilogy" non è un kolossal teatrale, come avevano voluto precisare lo stesso Ronconi e il direttore del Piccolo Sergio Escobar in sede di presentazione, il 27 gennaio scorso, due giorni prima del debutto. Piuttosto - secondo la definizione di Ronconi - si tratta di una ballata epica che parte dall’11 settembre 1844 con l’arrivo in Alabama dalla Baviera di Henry Lehman (Massimo De Francovich), seguito dai fratelli Emanuel (Fabrizio Gifuni, al debutto con Ronconi) e Mayer (Massimo Popolizio). «Nei Lehman si verifica un meticciato culturale delle forme di arricchimento - aveva spiegato il regista - e forse nell’abbandono delle radici sta la loro predestinazione al fallimento». ‘Lehman Trilogy’ era stato un ritorno all’argomento economico dopo ‘La compagnia degli uominì, per Luca Ronconi, che aveva avuto un ultimo pensiero per il suo pubblico: «Mi piace pensare allo spettatore - aveva detto il regista - come lettore, presto ritornerà l’esigenza di un teatro di parola».
AL TEATRO LA SCALA - Fra le opere messe in scena da Luca Ronconi al Teatro alla Scala: Die Walküre con Wolfgang Sawallisch nel 1974, Siegfried nel 1975, Wozzeck con Claudio Abbado nel 1977 (ripreso nel 1979), Don Carlo con Claudio Abbado per l’inaugurazione della Stagione 1977/1978 (ripreso nel 1979, Donnerstag aus Licht con Peter Eötvös nel 1981, Les Troyens di Hector Berlioz con Georges Prêtre nel 1982 (ripreso con Sir Colin Davis nel 1996), Ernani di Verdi con Riccardo Muti per l’inaugurazione della stagione 1982/1983, Samstag aus Licht di Karlheinz Stockhausen con Robert Reynolds nel 1984, L’Orfeo di Luigi Rossi (maestro al cembalo Bruno Rigacci) e Il viaggio a Reims di Gioachino Rossini con Claudio Abbado (ripreso nel 2009 con Ottavio Dantone) nel 1985, Aida con Lorin Maazel per l’inaugurazione della stagione 1985/1986, Fetonte di Niccolò Jommelli con Hans Vonk e La Fiaba dello Zar Saltan con Vladimir Fedoseyev nel 1988 (ripresa l’anno seguente con Rodzestvensky), Guglielmo Tell con Riccardo Muti per l’inaugurazione della stagione 1988/1989, Oberon di Carl Maria von Weber con Seiji Ozawa nel 1989 (ripresa nel 1993 con James Conlon), Lodoiska di Luigi Cherubini con Riccardo Muti nel 1991, Elektra di Strauss con Giuseppe Sinopoli nel 1994 (ripresa da Semyon Bychkov nel 2005), La damnation de Faust con Seiji Ozawa nel 1995, Tosca di Puccini con Semyon Bychkov nel 1997 (ripresa con Riccardo Muti nel 2000, con Gary Bertini nel 2003 e con Lorin Maazel nel 2006), Ariadne auf Naxos di Richard Strauss (ripresa con Jeffrey Tate nel 2006) e Tat’jana di Azio Corghi nel 2000, Moïse et Pharaon ou le passage de la mer rouge di Rossini con Riccardo Muti per l’inaugurazione della stagione 2003/2004, Europa riconosciuta di Antonio Salieri con Riccardo Muti per l’inaugurazione della stagione 2004/2005, il Trittico di Puccini Con Riccardo Chailly nel 2008, Več Makropoulos di Janáček nel 2009.