STEFANIA CONSENTI
Cultura e Spettacoli

Grande Brera, il museo svela i gioielli del ’900. Perché vale la pena visitarlo

Milano, apre il polo espositivo pensato nel 1972, ingressi da giovedì a domenica con orario ridotto. Da Pellizza a Boccioni, Carrà, Modigliani e Picasso: 200 capolavori in mostra a Palazzo Citterio

I tesori di Palazzo Citterio inaugurato sabato mattina

I tesori di Palazzo Citterio inaugurato sabato mattina

Lasciarsi alle spalle, come per miracolo, i 52 anni di attesa. Per godere di un sogno che finalmente si avvera, quello di Palazzo Citterio che è stato inaugurato oggi, nella festa di Sant’Ambrogio, alla presenza del presidente del Senato, Ignazio La Russa, del ministro della Cultura, Alessandro Giuli, e del sindaco Giuseppe Sala. Nasce quella che Franco Russoli, visionario direttore della Pinacoteca di Brera dal 1957 alla sua scomparsa nel 1977, aveva denominato “La Grande Brera”.

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Apre Palazzo Citterio: nasce la Grande Brera a Milano

Domenica l’apertura al pubblico, con slot già sold out (quasi mille posti, ticket singolo 12 euro. integrato non ancora disponibile), del settecentesco Palazzo Fürstenberg, in seguito detto Palazzo Citterio, acquisito dallo Stato nel 1972, anno in cui gli allora sovrintendenti Gian Alberto Dell’Acqua e Franco Russoli formularono l’idea di un luogo che consentisse al museo di crescere con l’arte del Novecento diventando non solo luogo di conservazione, ma centro di sperimentazione e ricerca.

L’allestimento, sofisticato, curato nei minimi dettagli – iluminazione e colori – dall’architetto Mario Cucinella, permette di ammirare un museo dove sono custodite le collezioni Jesi e Vitali, oltre 200 opere che comprendono capolavori dell’arte italiana e internazionale – Carrà, Morandi, Boccioni, Modigliani, Picasso, Braque — e che sarà sede, negli spazi completamente riallestiti, di importanti mostre di arte moderna e contemporanea. Non sarà facile per il pubblico orientarsi, almeno all’inizio, ma partendo dal piano nobile, dalla grande sala numero 40 (in continuità con la Pinacoteca) che ospita la Fiumana di Giuseppe Pellizza da Volpedo, partono le due collezioni, la Jesi fronte via Brera e l’altra che si affaccia sul giardino che è la Vitali, famiglie che un tempo abitavano il palazzo.

Pare quasi di entrare nel salotto di casa della famiglia Jesi. Marina Gargiulo, storica dell’arte responsabile delle collezioni del XX secolo della Pinacoteca di Brera, racconta: “Abbiamo cercato di rispettare la posizione delle opere così come riprodotte in una rivista del tempo, Bolaffi arte”. Si viene accolti dal Ritratto di Emilio Jesi, realizzato in bronzo dal suo grande amico Marino Marini, e c’è un altro Autoritratto di Umberto Boccioni (1908); lo sguardo poi viene attratto da Rissa in galleria (1910) e Città che sale (1910) capolavori indiscussi del genio futurista. La sala attigua accoglie 15 dipinti di Filippo de Pisis, testimonianza della grande ammirazione da parte di Jesi per il maestro ferrarese.

La collezione Vitali, poi, è eterogenea, e contiene anche pezzi archeologici. Lo studio di Cucinella ha disegnato delle teche per valorizzare alcune opere e nella splendida Sala degli specchi (che rimanda molto agli ambienti del Museo d’arte di Fondazione Rovati) è stato allestito un tavolo che ospita i reperti disposti in contenitori di diversa altezza che richiamano l’immagine di uno skyline urbano. Cucinella le ha chiamate “intrusioni di modernità”, così come il Padiglione in legno a forma di tempietto (installazione temporanea) che accoglie i visitatori, all’ingresso di Palazzo Citterio, un regalo del Salone del Mobile, “per il quale ho tratto ispirazione dall’opera di Raffaello, Lo sposalizio della Vergine” aggiunge l’architetto. Uno spazio coperto dove poter sostare, che si collea all’ipogeo Stirling che presenta al pubblico un’esposizione site-specific di dieci lavori inediti di Mario Cerioli (“La forza di sognare ancora“, 8 dicembre sino al 23 marzo 2025); mostra che segna anche la collaborazione fra la Grande Brera e la Galleria di Arte Moderna e Contemporanea di Roma. Ci si trova immersi in una “foresta“. Un’installazione di 62 tronchi di alberi di pino provenienti dal giardino dell’abitazione-studio dell’artista a Roma, tagliati dopo essere stati attaccati da un insetto.

Al secondo piano di Palazzo Citterio si apre al pubblico, sempre domani, la mostra “La Grande Brera. Una comunità di arti e scienze“ (sino al 10 marzo) che è un affondo sulla storia e le vicende che hanno interessato l’edificio di Brera dal 1300 a oggi (a cura di Luca Molinari). Anche qui si possono ammirare sculture, affreschi e oggetti che provengono dai tanti archivi delle istituzioni culturali del Palazzo, dalla Pinacoteca alla Biblioteca Braidense sino all’Ossevatorio Astronomico e all’Orto botanico. “Dicono che è un momento epocale, sicuramente è storico”, dice il direttore della Grande Brera Angelo Crespi aprendo per la prima volta le porte di Palazzo Citterio.

Problemi da risolvere, però, ci sono ancora. Riguardano la carenza di personale. Infatti ci sarà una “fase di sperimentazione”, ammette il direttore. Con aperture dal giovedì alla domenica, dalle 14 alle 19. Aspettando il concorso pubblico per l’assunzione di almeno una cinquantina di custodi. Mentre la PInacoteca di Brera per la prima volta nella sua storia, nel 2024 supererà i 500mila visitatori.

Le parole del ministro Giuli

"Io credo che per la cultura, in Italia e non solo, serva fare un ragionamento continentale, europeo. Bisogna che l'Europa, possibilmente con l'Italia capofila, ragioni seriamente sull'idea di rimettere la cultura al centro dell'attenzione del discorso pubblico perché la cultura è una lingua universale di pace e di confronto tra i popoli ed è veicolo di dialogo". Così il ministro della Cultura Alessandro Giuli a margine dell'inaugurazione di sabato mattina.