
Enrico Bertolino a teatro
Milano – Lo spettacolo si intitola “Se sapevo venivo. Notizie e canzoni di fine stagione”. Il comico Enrico Bertolino domenica alle 17 sarà al Teatro Lirico di via Larga per uno show “estivo“ (regia di Massimo Navone, testi in collaborazione con Luca Bottura).
Bertolino, ancora uno show di instant theatre. Ormai è il suo genere di riferimento...
“Sì, è un bel contenitore di istantanee. Sempre sul palco del Lirico. L’apertura l’abbiamo fatta a novembre, la chiusura domenica. In pochi mesi sono cambiate tante cose. Persino il Papa”.
L’attualità le dà molti spunti. Dall’imprevedibile Trump all’elezione di Leone XIV.
“La realtà doppia la fantasia. La difficoltà della satira politica contemporanea è che i politici superano la fantasia di chi li imita. Basta pensare alle dichiarazioni di Trump. Uno che dice “baciatemi il c...“. Più che Trump, sembra Il Bagaglino. Ma il nostro instant theatre sarà incentrato anche sul clima già estivo...”.
Nella presentazione vi chiedete “cosa ci riserverà l’estate?”. Risposta?
“Una parte dello spettacolo tratterà del cambiamento climatico. Ci sarà caldo o freddo? Ma, estate a parte, ci sono altri temi che restano d’attualità”.
Quali?
“Nel mondo ci sono 57 guerre in corso. Non c’è un conflitto mondiale, ma è in corso quella che Papa Francesco chiamava “guerra mondiale spezzettata”. Ma, tranquilli, sarà anche uno spettacolo colorato. Abbiamo quattro musicisti sul palco: Tiziano Cannas al pianoforte, Roberto Dibitonto alle percussioni e sax, Raffaele Kohler alla tromba e Mike Frigoli alla chitarra”.
La premier Giorgia Meloni si presta a essere presa in giro?
“Poco. Non è elegante un uomo che prende in giro una donna. Il problema non è tanto lei ma il circo di cui si è contornata. E poi deve sopportare Matteo Salvini tutto il giorno...”.
Scherzerà anche su Milano?
“Ci ha ispirato il titolo dello spettacolo: “Se sapevo venivo“. Un classico: i milanesi che promettono di venire allo spettacolo e poi, quando c’è già stato, ti dicono: “Se sapevo venivo“. Un concetto ripreso da una canzone di Enzo Jannacci che suoneremo durante lo show”.
Milano è ironica?
“È una città meno permalosa di altre città. Io penso, scherzando, che Milano non sia una città per vecchi. Qui tutto è veloce ed esasperato. Milano è piena di contraddizioni. È una città inclusiva. I negozi che frequentiamo sono gestiti da extracomunitari – fruttivendoli, pedicure, autolavaggi – che salutiamo con un misto tra dialetto milanese e arabo tipo “Inscì Allah“. Ma poi in molti dicono no allo ius scholae per i figli di quegli stessi commercianti perché non li vogliono in classe con i propri figli”.
Uno dei suoi tormentoni è l’anzianometro.
“Sì, per capire quanti youtuber o tiktoker ci sono in platea. Sempre pochissimi. Eppure il teatro ormai è aperto a tutti”.
A chi si riferisce?
“Sul palco del Teatro Nuovo c’è stato Fabrizio Corona. Tre ore a bestemmiare, fumare... e anche peggio. Non ci si può mica meravigliare del comportamento di Corona ma del teatro che ospita il suo spettacolo “Gurulandia“. Dal teatro canzone siamo passati al teatro “cazzone“. Viene in mente un’altra canzone, questa volta di Gaber: “Il piacere di non esserci“”.
Concetto opposto a “Se sapevo venivo“.
“Sì, è l’altra faccia della medaglia. Una scelta consapevole”.
Domanda delicata per un interista come lei: nello spettacolo parlerà anche della finale di Champions tra Inter e Psg?
“No. Ormai il calcio vale più della religione. Se fai un pronostico vincente, sei uno sbruffone. Se lo fai perdente, sei un gufo. Dove vedrò la partita? Spero a Monaco. Ma non ho ancora il biglietto. Ricordo a chi di dovere che a Madrid per la finale vincente c’ero, mentre a Istanbul per quella persa, non c’ero. Consideratemi un talismano”. Chi vuole intendere, intenda.