Alda Merini, stasera il film Rai: chi era la poetessa “folle d’amore”

Tra le voci celebri della letteratura del ‘900, la donna ha affrontato il suo dolore con la potenza della parola

Ritratto di Alda Merini alla scrivania

Ritratto di Alda Merini alla scrivania

Milano, 14 marzo 2024 – Con il film “Folle d’amore”, in onda stasera in prima serata su Rai 1, il direttore Roberto Faenza e tutta la produzione hanno voluto celebrare una voce unica della poesia italiana del 900’, quella di Alda Merini.

La vita della poetessa dei Navigli, nata a Milano nel 1931 e venuta a mancare nella stessa città nel 2009, è stata lunga, travagliata e spesso condizionata da una malattia mentale dolorosa e assillante. Ma nonostante la difficoltà nell’affrontare le “ombre della mente”, come scrisse Maria Corti, Merini riuscì ad elevare le sue inquietudini in poesie indimenticabili.

Chi era Alda Merini: dall’infanzia ai ricoveri 

Alda Merini nasce il 21 marzo 1931, come scrive nella celebre poesia del 1991: “Sono nata il 21 a primavera / Ma non sapevo che nascere folle / aprire le zolle / Potesse scatenar tempesta”.

Nata nel giorno che inaugura la nuova stagione, Alda Merini ha legato indissolubilmente il suo nome alla primavera e alla poesia ed è proprio nella sua data del compleanno che l’Unesco ha istituito il “World poetry day”.

Fin dalla sua infanzia, Alda Merini è stata costretta ad affrontare situazioni come lo sfollamento a causa della guerra e i primi disturbi mentali che rendono complessa un’età in teoria ingenua e senza difficoltà. 

A 16 anni Alda si trova internata per un mese nella clinica Villa Turro a Milano, dove le viene diagnosticato un disturbo bipolare: la malattia la porterà ad entrare e uscire da ospedali per tutto il corso della sua vita. Uno di questi ricoveri dura dal 1964 fino al 1972.

La potenza della poesia di Alda Merini

Ma la malattia non la ferma dalla passione intellettuale, anzi, è dal dolore che la poetessa trova la materia della sua letteratura: racconta le oscurità della sua mente, il malessere che la prende, la sofferenza e il dolore, senza nascondersi dietro una condizione lontana dalla realtà quotidiana.

Poi racconta gli amori, che la fanno disperare ma non la lasciano a terra, la maternità non sempre semplice per uno spirito come il suo, la condizione degli ultimi e il legame con Milano, la sua città: con la potenza della parola Alda Merini è riuscita ad attraversare il suo dolore, celebrando i momenti positivi e accettando il dolore, trovando la via giusta per esprimere al meglio la sua unicità

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