
David Hemmings in una scena chiave di “Profondo Rosso“
Milano, 29 luglio 2025 – Un semplice arpeggio. Eppure basta ascoltarne le prime note, perché un brivido passi lungo la schiena. Come se al suo interno contenesse tutto un concentrato di tensione e paura. Come se fosse in grado da solo di aprire i cancelli di mondi misteriosi. E poi quella melodia apparentemente giocosa. Per bambini. Che gela il sangue nelle vene.
Potere della musica. E del cinema. Visto che si parla di una delle colonne sonore più celebri di tutti i tempi: “Profondo rosso“.
A firmarla i Goblin, gruppo rock progressive fondato da Claudio Simonetti e Massimo Morante. All’epoca erano poco più che ventenni. La svolta infatti arrivò presto in quel 1975, quando si ritrovarono al posto giusto nel momento giusto: durante la lavorazione Dario Argento ruppe con il jazzista Giorgio Gaslini che già stava lavorando su alcune musiche e affidò ai ragazzi il compito di comporre i brani principali.
Ne nacque un fenomeno da milioni di copie, al primo posto in classifica per 16 settimane. Robe d’altri tempi. Da quel momento decine di colonne sonore e altrettanti litigi e cambi di formazione.
Di rivoluzione in rivoluzione si arriva ai Goblin di Claudio Simonetti (così in locandina), che oggi al Castello Sforzesco propongono una serata particolarmente curiosa, giusto in tempo per il cinquantesimo anniversario. I brani di “Profondo rosso“ saranno eseguiti sul palco durante la proiezione integrale del film, in una modalità già più volte sperimentata da Simonetti anche con la sua precedente formazione, i Daemonia. Ma non solo. Visto che al termine ci sarà spazio anche per altre musiche della band, composte negli anni per Dario Argento, George Romero, alcuni poliziotteschi stracult.
E pensare che a Simonetti dobbiamo anche il tormentone “Gioca Jouer“ di Cecchetto. Lui l’autore. A inizio Anni Ottanta. Quindi ha sulla coscienza almeno un paio di generazioni. Aneddoto che per altro conferma la sua predisposizione alle atmosfere un po’ forti… Qui però è in compagnia dei suoi Goblin. Meno male. In un martedì sera che ha le atmosfere del cineclub. Ma parecchio rock’n’roll. Con la colonna sonora a prendere vita in una sorta di montaggio dal vivo, per accompagnare ancora una volta le improvvisate indagini di David Hemmings (indimenticabile anche in “Blow up“ di Antonioni) e Daria Nicolodi, poi mamma di Asia Argento.
Loro i protagonisti di un thriller gonfio di colpi di scena ed effetti speciali. Che alla fine è un cerchio che si chiude grazie a una delle immagini iniziali del film. Poche inquadrature e già si può capire tutto. Ma bisogna aguzzare gli occhi. E non aver paura di guardare attraverso gli specchi.