Milano – Ora anche Vittorio Sgarbi ha annunciato che se ne occuperà, ma se c’è una persona che sa quanto è stato difficile combattere per provare a salvare la palazzina degli Venti tra viale Umbria e via Sigieri, che fu sede della storica etichetta discografica La Voce del Padrone, è Stefania Aleni. Direttrice del mensile di zona “QUATTRO”, uno dei più diffusi tra i giornali pubblicati nei Municipi milanesi, e soprattutto appassionata conoscitrice di tutte le realtà, attuali e passate, del quadrante tra via Ripamonti a viale Corsica, ha seguito e raccontato sul suo giornale tutto il complicato iter del progetto.
È dalle colonne di questa piccola (grande) pubblicazione gratuita – che negli anni ha realizzato anche preziosi volumi sulla storia e le storie del quartiere – che è venuta a galla la vicenda dell’edificio destinato a essere cancellato da un mega condominio di 6 piani e 126 appartamenti.
È lei quindi la persona giusta per ripercorrere una vicenda che è emblematica di come funzionano i progetti immobiliari sotto la Madonnina, soprattutto quando in gioco ci sono edifici storici.
La storia recente della palazzina di viale Umbria 37 – la prima sentenza di morte, in pratica – inizia nel 2019, quando la maison di moda Calvin Klein, che qui aveva stabilito la sua sede circa dieci anni prima, decide di andarsene e vendere. L’area viene quindi acquistata dalla Porta Rossa, società di Cuneo con molteplici attività non solo immobiliari, che presenta al Comune il suo progetto di “demolizione e ricostruzione con ampliamento”.
Partiamo da qui.
“Il progetto – spiega Aleni – è stato più volte respinto dalla Commissione Paesaggio del Comune, perché presentava un aumento delle volumetrie esagerato, senza una reale compensazione per quanto riguarda l’interesse pubblico”.
Parliamo di questo aumento delle volumetrie.
“Le regole urbanistiche dicono che per gli edifici esistenti che vengono sostituiti occorre mantenere la stessa volumetria. In questo caso invece è più di due volte e mezzo. Un’enormità”.
Com’è stato possibile?
“Attraverso due sistemi. Da una parte hanno previsto una quota, un 30% della superficie esistente, di Ers, di appartamenti cioè in edilizia residenziale sociale, che verranno concessi a prezzi convenzionati. Dall’altra sono stati acquisiti diritti edificatori perequati, pari al 100% della superficie esistente. Le società immobiliari possono acquistare diritti di edificazione o da altre aree di loro proprietà in città o attraverso l’acquisto direttamente dal Comune. Un bando di questo tipo è stato pubblicato di recente dal Comune”.
Oltre alla volumetria però c’era da superare anche la norma sull’altezza degli edifici. La legge dice che bisogna uniformarsi all’edificio più basso. Su viale Umbria è in effetti 6 piani, ma su via Sigieri è di 2 piani. Come hanno fatto ottenere questa deroga?
“In questo caso ha contato l’interesse pubblico. Il progetto è stato modificato proprio per comprendere un intervento di interesse pubblico. In questo caso una piccola area di 570 metri quadrati posta sopra i box condominiali e, soprattutto, il passaggio diretto tra via Sigieri e via Muratori. Inizialmente questo passaggio era previsto che attraversasse uno dei muri della Cascina Cuccagna, un edificio storico tutelato. Il Consiglio di Municipio, naturalmente, si è opposto nel 2021. Il progetto del passaggio è stato quindi modificato. Il risultato finale è una stradina larga poco più di un metro che gira sul retro della cascina e sbuca in fondo alla via Cuccagna. Con questa modifica il progetto è stato approvato a maggioranza dal Consiglio di Municipio, che ha dato parere favorevole anche per un altro elemento”.
Quale?
"Gli oneri di urbanizzazione. Che inizialmente erano stati calcolati in 1 milione di euro e che poi sono cresciuti a 2. Quando il Municipio ravvisa un interesse pubblico è possibile utilizzare questi oneri per progetti di riqualificazione da realizzare nelle vicinanze. È stato così individuato l’intervento in cui utilizzarli: la riqualificazione di via Muratori tra viale Umbria e via Tiraboschi con la realizzazione di una pista ciclabile, delle aiuole e il senso unico in direzione centro città. Un intervento che secondo me può portare a criticità nella gestione della viabilità in uscita che verrebbe riversata su una via stretta come via Colletta”.
Insomma, quella di viale Umbria 37 è davvero un’occasione persa?
“Penso proprio di sì. L’edificio, oltre a essere di pregio, ha una storia unica. È stata la sede di un’azienda che ha segnato in maniera profonda la cultura di tutto il Paese. Ma non è solo questo. Tutto l’isolato compreso tra via Sigieri e via Muratori ha mantenuto una sua identità storica forte. Gli edifici sono stati tutti preservati. Quello su viale Umbria che si affiancherà a questo nuovo condominio, per esempio, è un bellissimo palazzo degli anni Venti, con una facciata decorata davvero interessante. E lo stesso vale per l'edificio più basso in via Sigieri. Per non parlare della Cascina Cuccagna e degli altri edifici su via Friuli. La storia qui si vende ancora insomma. C’è poi il precedente storico della Lagomarsino (importante azienda di macchine da calcolo attiva fino alla fine degli anni 70, ndr): la grande area produttiva dell’azienda era proprio di fronte alla Voce del Padrone. Dopo la fine della Lagomarsino, l’area è stata abbandonata e nel 1982 si è dovuto decidere cosa farne. Ecco, non è stata abbattuta. È stata riconvertita grazie all’intervento della Cna Confederazione Nazionale Artigiani). Ora ci sono delle attività artigianali, professionali, del terziario. Certo, erano altri tempi e il mercato immobiliare non era quello attuale”.