MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Milano, i due volti di via Padova: “I cittadini segnalano spaccio e risse mentre i prezzi delle case aumentano”

Da Loreto fino a Crescenzago la situazione cambia da un marciapiede all’altro, tra botteghe storiche e novità. La Milano-vetrina prende piede tra palazzi di ringhiera e cortili rimasti immutati

Inutili graffici e piccoli capolavori di street art come il Dante sui muri di via Padova: testimonianza dei paradossi della strada

Inutili graffici e piccoli capolavori di street art come il Dante sui muri di via Padova: testimonianza dei paradossi della strada

Milano – È un’icona multietnica, via Padova. L’anima di NoLo, Nord di Loreto, quattro chilometri fino a Crescenzago in cui la situazione cambia anche da un marciapiede all’altro. In cui le botteghe storiche fondate da italiani 70 anni fa convivono con gli spazi commerciali gestiti da stranieri – egiziani, bengalesi, sudamericani e cinesi in testa – e la riqualificazione avanza. La convivenza “è ancora difficile” e tra i problemi non ancora risolti i cittadini interpellati segnalano “spaccio di droga, liti notturne e abbandono di rifiuti”.

Abbiamo esplorato lo spicchio di questo stradone nella parte attorno al Parco Trotter ed emergono due volti. Quello più popolare, visibile ad esempio nelle case di ringhiera e nei cortili, e quello più “sfavillante“, da città-vetrina, che si nota nei punti riqualificati o in fase di trasformazione. In entrambi, si mescolano diverse culture. E gli stessi volti si compenetrano mentre più realtà – associazioni in primis – cercano di cucire insieme le diverse anime per conservare il meglio di ciascuna e migliorare la zona un passo alla volta. Senza snaturarla.

Tra i primi segni del nuovo che avanza, “le difficoltà legate all’abitare. Noi abbiamo un’utenza di quartiere; crescono le famiglie di migranti che qui avevano trovato casa e che, con nuovi contratti d’affitto (a prezzi più alti) sono costrette a spostarsi”, spiega Francesco Muraro, dirigente scolastico dell’istituto comprensivo Francesco Cappelli di cui fa parte anche la scuola “Casa del sole“ del Parco Trotter. Una situazione che ha generato “la nascita di un comitato spontaneo di docenti, per la tutela dell’abitare”. Nella scuola del parco, tra l’altro, “si sta riequilibrando la presenza di alunni italiani e stranieri: siamo vicini al 50 e 50. La scuola è attrattiva anche per la cura che offre agli studenti con disabilità: ne abbiamo in media due per classe”.

“Io sono nato qui – fa sapere Stefano Fiori – e noto che i prezzi delle case si sono alzati parecchio: i giovani faticano a trovare un alloggio a NoLo e devono spostarsi. Il volto popolare si sta un po’ perdendo”. E sono in tanti ad elencare le “criticità”. Mario Cutuli, di 82 anni, spiega che “di sera capita spesso che ci siano liti con accoltellamenti”. Per Giovanni Chierici, musicista di 36 anni, arrivato a Milano da Genova nel 2009, “la parte più problematica è in corrispondenza di via Mosso. La presenza delle forze dell’ordine (che svolgono un servizio mirato in via Padova, ndr) ha migliorato la situazione. Io mi sento tranquillo, devo dire, ma mia moglie, e in generale le donne, no”. E se tra i “lati negativi” colloca “spaccio, alcolismo e liti violente”, fa emergere anche quelli positivi: “Il multiculturalismo e la promozione della socialità, da parte di associazioni e varie realtà”. Per Jorgio Llantoy, custode di un palazzo, “via Padova sta cambiando in meglio. Arrivo dal Perù, negli anni ho visto questa strada trasformarsi. E non è ancora finita”.

Emil Reszk, dall’Egitto, in via Padova ha trovato la sua dimensione: “Sono arrivato qui quando avevo 18 anni. E da allora, di anni, ne sono passati 17. Sono un fornaio, gestisco “Il forno magico“”, proprio di fronte all’ingresso del Trotter. “Il mio panificio è diventato un luogo d’incontro, un posto in cui tanti bambini e insegnanti vengono a comprare la merenda. Questo mi rende felice”. Ferruccio Cornelli, alcune decine di metri più in là, sorride nella sua “Torrefazione“. “Ho 91 anni. Ho aperto questo locale nel 1957 dopo essermi trasferito da Piacenza e oggi sono qui con mio figlio Massimo. Allora c’erano i cartelli “Non si affitta ai meridionali“.

Oggi è cambiato tutto”. I “nuovi“ sono i migranti, da ogni parte del mondo. “E il punto di forza deve essere l’accoglienza: la mia è una gelateria inclusiva – sottolinea Rocco Chiacchio, de “Il diavolo veste pistacchio“ –. Noi vogliamo che anche il gelato unisca le culture e creiamo gusti per le persone della via. Per esempio abbiamo il gusto “Lucuma“, creato con un frutto coltivato in America latina. In via Padova spopola”.