
Messaggi strappalacrime per convincere gli acquirenti della bontà del proprio sito
Milano – Il messaggio, dai contenuti strappalacrime, è sempre lo stesso, replicato più volte e rilanciato nel mare dei social. “Con il cuore colmo di gratitudine chiudiamo un capitolo meraviglioso - si legge sulla pagina Facebook di uno dei negozi fasulli –. Dopo tanti anni di amore e dedizione alla nostra amata boutique abbiamo deciso di intraprendere una nuova strada. Non è stata una decisione facile, ma sentiamo che è il momento giusto per dedicarci a ciò che ci è più caro: la nostra famiglia. Da quando Francesco e io siamo diventati nonni abbiamo scoperto quanto sia prezioso trascorrere del tempo con i nostri nipoti, i nuovi raggi di luce delle nostre vite”.
All’apparenza è la storia di una storica bottega che chiude per ragioni familiari o, in messaggi dal contenuto quasi identico su altre pagine con diversi nomi, per la crisi o per la concorrenza dei grandi marchi. Un negozio, arrivato al capolinea, che lancia una promozione online a prezzi stracciati, con ribassi fino al 70% sui capi d’abbigliamento, per svuotare i magazzini.
Si tratta in realtà di un messaggio-esca per attirare su siti opachi di e-commerce, dai nomi che spesso sfruttano il “brand Milano“ come garanzia di qualità e affidabilità, e spingere gli utenti verso acquisti d’impulso. Chi fa shopping credendo di trovare ghiotte occasioni, però, riceve amare sorprese. Il prodotto ordinato e già pagato non arriva a destinazione o non è conforme all’ordine. Quando iniziano a fioccare le prime segnalazioni e recensioni negative la pagina sparisce, per poi rispuntare con altri nomi che si rifanno sempre all’immaginario del piccolo negozio a gestione familiare. Siti senza alcuna indicazione su sede, ragione sociale e partita Iva dell’azienda, che celano frodi sul commercio online. Sono solo alcune delle trappole sulla rete che, nonostante le campagne per la prevenzione, sono in costante aumento. Truffe che riguardano capi d’abbigliamento, accessori, elettrodomestici, smartphone e un vasto catalogo di prodotti di largo consumo.
Tra le vittime Vittorio V., che si è rivolto alla startup DenunciaOnline che attraverso un team di legali partner permette di presentare denunce telematiche senza doversi recare fisicamente delle forze dell’ordine. Ha acquistato un tablet su un sito di e-commerce che poi è sparito da un giorno all’altro, senza mai consegnare l’oggetto già pagato.
Su un totale di 1.300 denunce presentate finora attraverso la piattaforma, che ha lanciato un piano di espansione rivolgendosi anche alle aziende, il 35% riguarda proprio le truffe su acquisti online. Seguono i furti (25%), le violazioni informatiche (20%), i danni a veicoli (15%) e altri reati (5%). “Questi dati evidenziano come le nuove tecnologie e le abitudini digitali abbiano favorito l’aumento di certi reati, spesso vissuti dalle vittime come troppo dispendiosi in termini di tempo o di costo da denunciare attraverso i canali tradizionali – spiega Francesco Biazzo, Ceo di DenunciaOnline –. Rendere accessibile lo strumento della denuncia è fondamentale non solo per la tutela diretta delle vittime di un reato, ma anche per rafforzare la prevenzione e la deterrenza”. Il 25-30% dei casi resta attualmente sommerso, proprio perché le vittime scelgono di non denunciare. Un sistema che vede come convitati di pietra le piattaforme social, usate per diffondere e rendere virali messaggi-esca su pagine di storiche boutique milanesi in realtà inesistenti. Pagine con diversi nomi, ma con identici messaggi e identiche offerte stracciate legate alla fine dell’attività. “Non so se ordinando e pagando su questi siti riceverete il prodotto ordinato – scrive un utente – ma sappiate che questi siti non sono conformi alle leggi italiane e non sono pertanto affidabili”.