
I funerali di Matteo Barone (nel riquadro)
Milano, 19 settembre 2025 – “Ciao Baro”. Le lacrime, i tocchi delicati sul feretro coperto di rose e calle, gli abbracci per farsi forza a vicenda.
Centinaia di persone hanno riempito questa mattina la chiesa di San Luca Evangelista in via Ampère per l’ultimo saluto a Matteo Barone, detto “Baro“, travolto all’alba del 6 settembre scorso da un’auto guidata dal poliziotto fuori servizio Giusto Chiacchio, di 26 anni, poi risultato positivo all’alcoltest. Il ragazzo stava attraversando sulle strisce pedonali ed era quasi arrivato a casa quando è stato preso in pieno.
Avrebbe compiuto 26 anni il prossimo 2 ottobre, il rap era la sua passione e aveva lasciato il lavoro di corriere per dedicarsi a tempo pieno alle sue canzoni. “Perderti così all’improvviso è ingiusto - parole di Dario, il suo migliore amico - come se una parte di me fosse morta con te. Ma ci resta il ricordo, la tua musica, le risate, le frasi. Una su tutte, ‘Non ti scordare di me’. È quello che ti promettiamo oggi, Baro: non ti scorderemo mai”.
La madre Eva, circondata dagli amici del figlio, ha ringraziato tutti per la manifestazione di affetto. Cordoglio anche da Caterina Antola, presidente del Municipio 3. Al microfono, monsignor Avondios Bica, che amministra le parrocchie dell’Arcivescovado ortodosso di Milano, ha fatto sapere che “Matteo veniva spesso a parlare da me: cercava risposte spirituali”. Bica è rimasto sconvolto quando ha saputo che “il ragazzo investito in via Porpora era proprio lui”. E, nell’omelia, don Enrico Parazzoli ha unito profondità e ironia: “Noi proviamo a misurare la vita, a calcolarla. Ma la vita non si rinchiude nelle misure, è sempre più grande. Allora, perché siamo qui oggi? Per rendere lode. Perché Matteo è nato, perché è entrato nell’esistenza come un miracolo, una sorpresa, uno stupore. “Ho una vita un po’ di m...” diceva (nei testi di alcune canzoni, ndr) ma ci ha messo qualcosa di unico: sé stesso, nella sua imperfezione. Matteo non si è trascinato, non ha vivacchiato. La sua vita porterà frutto”.
Poi il messaggio a ciascuno dei presenti, tra cui tanti giovani: “Nel mondo in cui viviamo, di conflitti, inventate un modo per rigenerarlo. Con il rap, con il dipingere, con il lavoro, con quello che desiderate. Siate onesti, siate sinceri e lieti”. Al ragazzo ha poi dedicato una preghiera del 1963, ‘Il Signore della danza’ aggiungendo dei versi: “Io danzavo per Matteo e niente di lui andrà perduto”. Dopo la “danza”, la canzone inedita di Matteo ha accompagnato l’uscita del feretro: ‘Traumi’, che sarà pubblicata ufficialmente il 26 settembre. “Lacrime che bucano la pelle - dice a un certo punto la canzone - ed è solo perché c’è chi amo che sto ancora vivo. Sai che il banco di scuola era il mio letto preferito. Perché sopra sognavo quello che nei libri non c’era scritto”.