
Il palo in strada riempito di fiori e messaggi per Matteo Barone, nella foto in alto. Sopra, centinaia di persone al presidio organizzato in via Porpora all’altezza di via Adelchi, il luogo in cui il ragazzo di 25 anni è stato investito e ucciso da Giusto Chiacchio, poliziotto di 26 anni libero dal servizio che è poi risultato positivo all’alcoltest
MILANO – Avanti e indietro sulle strisce pedonali. Poi tutti fermi a bloccare il traffico. In onore di Matteo Barone, il venticinquenne travolto e ucciso da un’auto guidata da Giusto Chiacchio, poliziotto di 26 anni libero dal servizio, risultato poi positivo all’alcoltest, all’alba di sabato in via Porpora all’altezza di via Adelchi. Mercoledì sera a centinaia si sono radunati per “Baro“ in quel punto. Tra loro anche la madre del ragazzo, Eva K., che in lacrime ha ringraziato i presenti.
“Siamo qui per un cambiamento. Perché di morti in strada non ne vogliamo piangere più” hanno sottolineato gli attivisti di “Città delle persone“ che riunisce più associazioni, e singoli cittadini che hanno risposto all’appello. “Non ci sto – ha spiegato uno di loro –. La verità è che non è stato un incidente: questa strada, in queste condizioni, è una roulette russa”. Applausi. Minuti di silenzio. Fumogeni accesi per accompagnare le voci.

“Ci sono tante persone che ci sono vicine, che non conoscevano Matteo, e centinaia che gli volevano bene: era una persona unica. La cosa che mi fa più male è che se le cose andavano male io sapevo che c’era Baro, era la mia vita”, ha detto Dario, il suo migliore amico. “Non è stato il caso, non è il destino, non doveva morire è tutto frutto di una negligenza di una persona che ha pensato a se stesso e non ha pensato agli altri. Quindi ringrazio tutti voi e spero che sia fatta giustizia. Sono sicuro che Baro vivrà sempre, sempre con noi”.
Poi le richieste di migliorare le condizioni in strada, di renderla davvero “sicura”. Nei giorni scorsi la pagina Instagram “Maledette bicilette milanesi“ aveva mostrato in un video che “nessuno si ferma davanti alle strisce pedonali”. Né auto né moto, come se i pedoni in attesa fossero invisibili. “Da anni il Comitato Verde Porpora – hanno fatto sapere i promotori in una nota – denuncia il traffico insostenibile su questa via e propone interventi concreti: marciapiedi larghi, piste ciclabili protette, attraversamenti sicuri, alberature. A queste denunce ha fatto seguito un lavoro approfondito, portato avanti da un gruppo di architetti residenti nella zona, che ha elaborato progetti realistici e fattibili, pensati a partire dai bisogni reali del quartiere”.

“Il Comune di Milano ha risposto con un intervento minimo nel 2022, che ha interessato solo la zona attorno alla scuola Quintino di Vona”, che peraltro era stata frequentata da ragazzino dallo stesso Matteo Barone. “Un gesto simbolico. Ma il resto di via Porpora è rimasto come era: pericoloso, ostile, dominato dalle auto”. Da qui la decisione di convocare il presidio di protesta dopo la morte di “Baro“ che, è stato sottolineato, “è la 259esima persona a piedi investita e uccisa in Italia dall’inizio dell’anno, secondo i dati del portale sulla sicurezza stradale Asaps. Scendiamo in strada per dire basta. Perché non possiamo accettare che la sua morte diventi solo un numero: l’ennesima morte prevista e tollerata da un modello di città che continua a privilegiare lo spazio per un numero spropositato di automobili private rispetto alla vita delle persone”. Sono state presentate delle richieste precise, “sia al Comune di Milano, rispetto al ridisegno delle strade, sia al governo, rispetto al Nuovo Codice della Strada. Vogliamo una città più vivibile, giusta, sicura”.