Torture al Beccaria, indagini sui vecchi referti medici: ci sono altre vittime? Gli agenti: “Eravamo stressati”

Acquisite le cartelle cliniche. L’ipotesi: abusi in passato e prognosi falsificate. Via agli accertamenti sul personale sanitario. Altri ex detenuti davanti ai pm. Gli agenti scaricano le responsabilità sui vertici: “Tensione continua”

Una delle immagini dei pestaggi riprese dalle telecamere interne al penitenziario per minori di Milano

Una delle immagini dei pestaggi riprese dalle telecamere interne al penitenziario per minori di Milano

Altri ragazzi, dopo che è esploso il caso Beccaria, si sono fatti avanti con i loro legali, riferendo di aver subito violenze durante la detenzione o di aver assistito ad abusi. Racconti che dovranno essere vagliati da investigatori e inquirenti, nell’ambito di un’indagine, con al centro anche coperture e omissioni che sarebbero proseguite per anni, destinata ad allargarsi. Nei prossimi giorni i pm Rosaria Stagnaro e Cecilia Vassena, con il procuratore aggiunto Letizia Mannella, ascolteranno altri giovani, tra cui le presunte vittime delle torture, gli educatori e il personale sanitario. Ed è proprio sull’operato del personale sanitario nel carcere che si concentrano nuovi accertamenti.

La Procura, infatti, mertedì ha acquisito la documentazione medica dalla fine del 2021 dei detenuti al Beccaria, le cartelle cliniche negli archivi dell’istituto, per accertare se ci siano ulteriori vittime e se ci siano stati referti medici con prognosi ammorbidite o addirittura a "zero giorni", per nascondere le violenze. Ieri, intanto, si sono conclusi gli interrogatori, davanti al gip Stefania Donadeo, dei 13 agenti sottoposti alla misura della custodia cautelare in carcere e degli altri 8 colleghi sospesi dal servizio. Agenti che, nei loro verbali, hanno messo a loro volta sotto accusa un “sistema“. Hanno riferito, in estrema sintesi, di essere stati "abbandonati a loro stessi", hanno parlato di “stress” e “tensione continua” legata alle condizioni di lavoro in un carcere sovraffollato, lasciato per un ventennio nelle mani di reggenti e solo da poco affidato a un direttore a tempo pieno, Claudio Ferrari.

Una situazione di disagio "peculiare" del Beccaria, rimasto per anni al centro di infiniti lavori di ristrutturazione e con problemi di organico, che si è trascinata fino a quando le denunce delle vittime e l’inchiesta della Procura di Milano hanno fatto emergere le presunte torture e anche le lacune nella gestione della struttura e nella formazione di personale che è a contatto tutti i giorni con ragazzi problematici.

Gli agenti indagati si sono difesi sostenendo che i loro erano solo "interventi contenitivi", reazioni a comportamenti aggressivi dei detenuti. Quasi tutti gli arrestati, attraverso i loro legali, hanno chiesto una sostituzione della misura, puntando a ottenere i domiciliari. Alcuni degli agenti sospesi hanno chiesto la revoca del provvedimento. Istanze sulle quali il gip si esprimerà nei prossimi giorni valutando le singole posizioni, i dettagli emersi dagli interrogatori e i diversi ruoli negli episodi finiti al centro dell’inchiesta.

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