
Le immagini tratte dal sistema di videosorveglianza del Beccaria, con le violenze su un detenuto registrate il 15 marzo 2024
Milano, 8 agosto 2025 – Salgono a 42 gli indagati nell'indagine della Procura di Milano con al centro i pestaggi e le torture nei confronti dei giovani detenuti nel carcere minorile Beccaria. Lo si evince dalla richiesta di incidente probatorio firmato dalle pm Rosaria Stagnaro e Cecilia Vassena e dall'aggiunta Letizia Mannella e notificato oggi. Fra di loro anche tre ex direttori dell'istituto. Le accuse a vario titolo sono tortura, maltrattamenti aggravati, lesioni, e falso. L'anno scorso erano stati arrestati 13 agenti di polizia penitenziaria mentre 8 erano stati sospesi. Le parti offese sono in tutto 33.
Violenze psicologiche e fisiche, una sessuale
Tra i 42 indagati, figurano le due ex direttrici Cosima Buccoliero e Maria Vittoria Menenti, accusate di condotte omissive, così da determinare “uno stato di vessazione, disagio fisico e psicologico, alterazione emotiva e paura" da parte degli agenti contro i detenuti, tra il 2022 e il 2024, oltre a tre operatori sanitari della struttura. La maggior parte sono agenti della penitenziaria, accusati di aver sottoposto i ragazzi a "ripetute violenze psicologiche e fisiche e umiliazioni".
Soltanto un indagato deve rispondere anche di violenza sessuale. Con la formula dell'incidente probatorio saranno sentiti i 33 detenuti, minorenni ma anche maggiorenni, così da cristallizzare le loro testimonianze in vista di un eventuale processo.
Condotte omissive da parte dei vertici dell’istituto
Secondo l'accusa, "la direttrice dell'Ipm Beccaria dall'ottobre 2018 al gennaio 2022 e dall'aprile 2023 al 30 novembre 2023 Cosima Buccoliero, il Sovraintendente dal settembre 2021 all'aprile 2024 Vito Caccavo, il Comandante di Polizia Penitenziaria Francesco Ferone dal luglio 2021 al gennaio 2024, Maria Vittoria Menenti direttrice dall'ottobre 2022 all'aprile 2023, Raffaella Messina responsabile del CPA e sostituta del direttore dell'IPM nei periodi di assenza dello stesso dal luglio 2021, il Comandante F.F. Polizia Penitenziaria Domenico Rondinelli dal marzo 2020 al dicembre 2023, non esercitando i poteri di controllo, vigilanza, coordinamento agli stessi conferiti, omettevano di impedire le condotte reiterate violente e umilianti all'interno dell'IPM Beccaria commesse dagli agenti della Polizia Penitenziaria a loro sottoposti, ai danni di numerosi detenuti".
"Schiaffi, calci e pugni”
"Frequentemente insultavano e minacciavano i detenuti all'interno delle loro celle e li colpivano ripetutamente con schiaffi, calci e pugni; in più occasioni li prelevavano con la forza dalle loro celle e li conducevano all'interno di una stanza dell'istituto priva di telecamere, dove li aggredivano fisicamente in gruppo, anche utilizzando le manette per immobilizzarli". È quanto emerge, ancora, dalla richiesta di incidente probatorio avanzata dalla procura di Milano al giudice per le indagini preliminari sulle torture che sarebbero avvenute all'interno del carcere minorile Beccaria e che coinvolgono anche del personale sanitario.
"Referti falsi o concordati con gli agenti”
Questi ultimi "quali pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio, redigendo referti falsi o concordati con gli agenti della Polizia Penitenziaria in relazione alle lesioni patite dai detenuti e assistendo a plurime aggressioni realizzate dagli agenti ai danni dei detenuti, omettendo di attivare qualsiasi segnalazione o intervento, non impedivano il verificarsi di condotte reiterate violente e umilianti all'interno dell'Ipm Beccaria" nei confronti di minorenni e appena maggiorenni "dal 2021 al momento attuale".
“Senza vestiti in celle di isolamento”
"In più occasioni, dopo aver insultato e aggredito fisicamente i detenuti – è scritto nel documento firmato dalle Pm – , (gli agenti, ndr) li rinchiudevano in celle di isolamento privi di vestiti e di qualsiasi effetto personale, lasciandoli all'interno per ore e, a seguito delle aggressioni, avvicinavano i detenuti minacciandoli di non presentare denuncia per non patire ulteriori conseguenze nel periodo di detenzione". In uno degli episodi, aggravato dall'aver agito in gruppo, "mentre il detenuto si trovava a terra prono, ammanettato" gli agenti penitenziari "Erasmo Matteo Gusman, Mario Pisano, e Roberto Mastronicola, urlando insulti, continuavano a picchiarlo con pugni e calci, colpendolo anche in testa con una scarpata, tanto da lasciare sulla nuca del detenuto l'impronta dello stivale; così provocandogli copiose perdite ematiche, oltre a ferite sul labbro ed ematomi agli occhi, lesioni", i tre poliziotti "interrompevano il violento pestaggio solo per l'arrivo della direttrice che vedeva il detenuto a terra sanguinante e ordinava loro di togliere le manette"