Testamento di Berlusconi, perché è stato scritto il 2 ottobre del 2006: l’inchiesta sui figli e la crisi del centrodestra

Le ultime volontà del Cavaliere, che “premiano” Marina e Pier Silvio, sono state redatte a villa San Martino di Arcore in un periodo molto complicato per l’ex premier

Silvio Berlusconi al Meeting di CL nell'agosto del 2006

Silvio Berlusconi al Meeting di CL nell'agosto del 2006

Milano – Il 2 ottobre del 2006 la Camera era alle prese con la Legge Finanziaria varata dal governo di Romano Prodi (entrato in carica a maggio dopo la vittoria di misura del centrosinistra alle elezioni politiche) che sarebbe stata approvata il giorno dopo. Nelle stesse ore Silvio Berlusconi, a villa San Martino ad Arcore, prendeva carta e penna e su un bloc notes annotava le sue ultime volontà.

Il testamento di Silvio Berlusconi
Il testamento di Silvio Berlusconi

l testamento del Cavaliere, svelato oggi giovedì 6 luglio, riporta infatti la data del 2 ottobre 2006. In particolare, su quei fogli il Cavaliere scriveva: “Lascio la disponibile in parti uguali ai miei figli Marina e Pier Silvio. Lascio tutto il resto in parti eguali ai miei 5 figli Marina, Pier Silvio, Barbara, Eleonora e Luigi”. 

In quei giorni del 2006 il Cavaliere era alle prese con i malumori del centrodestra, ancora scosso dalla sconfitta alle urne, ma anche con una parte dei suoi guai giudiziari, in particolare quelli legati all’inchiesta sui Diritti tv, un filone della quale riguardava proprio Marina e Pier Silvio.

In Tribunale a Milano si stava infatti indagando sui due figli di Berlusconi, all’epoca presidente di Fininvest e Mondadori (Marina) e vicepresidente di Mediaset (Pier Silvio). In particolare, i magistrati li avevano iscritti nel registro degli indagati nel 2004 per chiarire il loro ruolo in due società off-shore riconducibili all’ex premier e finite al centro dell’inchiesta sui fondi neri costituiti nella compravendita dei diritti tv Mediaset.

Marina e Pier Silvio risultavano, da quando erano poco più che studenti, tra i beneficiari delle due società sui cui conti, secondo i pm, finirono proprio i fondi illegali. Il 2 ottobre 2006 i due figli maggiori erano quindi ancora nel mirino della Procura e di lì a qualche giorno ci sarebbero state importanti tappe della vicenda.

Il 30 ottobre era fissata la decisione sul rinvio a giudizio di David Mills, l’avvocato inglese di Berlusconi uomo chiave nell’inchiesta, mentre il 21 novembre era la data della prima udienza del processo Mediaset (poi rinviata a marzo), l’unico per il quale il Cavaliere abbia poi scontato una condanna (4 anni di reclusione, dei quali scontò solo un anno con la messa in prova ai servizi sociali, presso la casa di riposo Sacra Famiglia di Cesano Boscone). 

Prima di queste due importanti tappe però, il 14 ottobre del 2006, il pm di Milano Fabio De Pasquale chiese l’archiviazione delle posizioni dei due figli di Berlusconi, che risultavano indagati per riciclaggio di denaro. Nella richiesta di archiviazione, accolta poi in novembre dal Gip, il magistrato spiegava che i due risultavano solo formalmente beneficiari dei due conti, che in realtà erano invece nella piena disponibilità di Berlusconi. “L'inchiesta – commentò allora Niccolò Ghedini, l’avvocato di fiducia del Cavaliere (morto nel 2022) – su Marina e Pier Silvio non avrebbe nemmeno dovuto iniziare”. 

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