
L'ingresso di una scuola (Archivio)
Milano, 14 febbraio 2025 – Sei insegnanti su dieci sono stressati, se non sempre, spesso. Pesa il carico di lavoro (nel 57,6% dei casi), si sentono poco supportati da dirigenti e superiori (36,3%) e le “classi pollaio“ non aiutano (indicate dal 30,2% degli intervistati). Uno su quattro indica relazioni difficili non tanto con gli studenti (anche se gli alunni delle medie sembrerebbero i più complicati da gestire, seguiti da quelli delle superiori), ma con i genitori.
L’inchiesta
A mettere sotto la lente il benessere (e il malessere) tra i banchi di scuola, è un’indagine presentata nel campus di Cremona dell’università Cattolica, da Cisl Scuola Lombardia. Con il suo centro studi BiblioLavoro ha intervistato 2.029 iscritti al sindacato tra docenti (l’85% del campione), personale tecnico e amministrativo (14,1%) e dirigenti scolastici (1%). L’età media è di 50,9 anni, l’8,2% è rappresentato da under 36, otto su dieci sono donne. I più a rischio burnout sono gli over 35 e gli insegnanti in ruolo da più tempo.
“Nonostante il 65,4% degli intervistati descriva positivamente il rapporto con i genitori degli studenti, emergono criticità importanti – si sottolinea nella ricerca –: il 72,7% denuncia un’eccessiva protezione nei confronti dei figli, il 39,8% lamenta la mancanza di rispetto per il ruolo delll’insegnante e il 33,5% sottolinea la presenza di aspettative irrealistiche nei confronti della scuola”.
Il nodo stipendi
Sotto la lente anche gli ambienti di lavoro - il 42,5% li giudica inadeguati - l’eccesso di burocrazia (indicata dal 64,6% degli intervistati) ma anche la retribuzione. Una delle cause per cui il lavoro degli insegnanti - nella cara Lombardia - non attrae più come un tempo. Gli stipendi sono “inadeguati” per il 74,7% del campione, che indica tra le motivazioni della disaffezione da questo mestiere il carico di lavoro eccessivo (49%), lo stress lavoro correlato (35,7%) e la carenza di riconoscimento sociale (33,4%).
A pesare sono anche la mancanza di prospettive di carriera (23,7%) e l’eccessiva precarietà (20,8%), che non riguarda solo le giovani leve: quasi il 20% degli over 35 non ha un contratto a tempo indeterminato. Uno spazio del questionario è stato riservato alle domande aperte: dalle risposte sono emerse le parole chiave. Le più ricorrenti? Ancora una volta “retribuzione” (che torna 423 volte anche in compagnia dell’aggettivo “imbarazzante”), “organizzazione del lavoro” (123), “lotta al precariato” (110) e “sburocratizzazione”.
Le reazioni
“Il quadro emerso è abbastanza preoccupante – commenta la segretaria generale della Cisl Scuola, Monica Manfredini –. Dalle interviste traspare un evidente disagio in chi opera nel sistema dell’istruzione, che si manifesta in una condizione di forte stress. Si avverte anche una certa sofferenza per la scarsa considerazione sociale di cui oggi gode la professione dell’insegnante, un tempo invece molto rispettata, che talvolta sfocia in episodi di bullismo e violenza”. Di qui il rilancio: “Il futuro si costruisce a partire dalla scuola – conclude Manfredini –: bisogna aumentare gli stipendi, che sono fra i più bassi in Europa; occorre risolvere il problema del precariato; va migliorata l’organizzazione del lavoro, appesantita dagli eccessi burocratici; si deve investire per ammodernare le strutture e le attrezzature. La scuola va riportata al centro del dibattito pubblico”.