Statua donna che allatta, Sala: “Stiamo valutando dove posizionarla”. Intanto potrebbe essere ospitata al Senato

Milano, dopo la lettera aperta indirizzata da un gruppo di pediatri lombardi a Palazzo Marino, il presidente Ignazio La Russa propone di posizionare l’opera a Palazzo Madama

La statua della donna che allatta al seno, donata dall’artista Vera Amodeo per essere esposta in piazza Eleonora Duse e finita al centro delle polemiche dopo la bocciatura della Commissione esperti di Palazzo Marino, potrebbe essere ospitata a Palazzo Madama in attesa della decisione del Comune sulla possibile collocazione.  “È chiaro che la permanenza al Senato sarebbe transitoria – precisa il sindaco Beppe Sala –. La nostra volontà è di dargli uno spazio corretto, poi bisogna unire il volere dei famigliari, io credo che alla fine tornerà a Milano, ma ci stiamo ancora lavorando” ha concluso Sala, precisando che sulla questione sta lavorando l'assessore alla Cultura, Tommaso Sacchi.

A lanciare la proposta di portare a Palazzo Madama la statua in bronzo "Dal latte materno veniamo” è stato il presidente del Senato, Ignazio La Russa, dopo la lettera aperta indirizzata da un gruppo di pediatri del capoluogo lombardo a Palazzo Marino. “Personalmente credo sia meglio esporla in un'area pubblica, visibile a tutti” ha commentato Gian Vincenzo Zuccotti, direttore del dipartimento di Pediatria dell'ospedale dei bambini Buzzi e tra i firmatari della lettera. “Ben venga” anche Palazzo Madama “se serve a sollevare a 360 gradi un dibattito intorno alla buona pratica dell'allattamento, a ciò che rappresenta e a quello di cui ha bisogno per poter essere portata avanti e mantenuta".

“Credo che debba essere data a tutti la possibilità di vederla nella speranza che possa rappresentare un messaggio e rimettere al centro del dibattito questioni davvero importanti". Ad esempio "il diritto delle mamme di esercitare la possibilità di allattare. Da parte della politica – conclude Zuccotti – bisognerebbe sempre di più far sì che questa pratica possa essere portata avanti". Invece ancora oggi, “molte volte, per la necessità di ritornare presto alla loro attività le donne si vedono costrette a interromperla”.

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