
Simone Fabrizio Giuseppe Ugo Brusoni, 38 anni, è annegato domenica nell’ex cava Cabassi
Milano – Due giorni di “buco”. Dal tardo pomeriggio di domenica alla serata di martedì. E due domande a cui dare una risposta: perché gli amici di Simone Brusoni non ne hanno segnalato immediatamente la scomparsa? Perché nessuno ha chiamato il 112 quando non ha fatto ritorno dal tuffo nel laghetto dell’ex cava Cabassi al Parco delle Cave? È proprio su questo aspetto che si stanno concentrando le indagini della polizia, con l’obiettivo di capire cosa sia successo dopo la sparizione del trentottenne, poi ritrovato senza vita all’alba di mercoledì da un pescatore. Il pm Antonio Pansa ha aperto un fascicolo per morte in conseguenza di altro reato, così da consentire di svolgere l’autopsia e di accertare le cause del decesso: la prima ispezione del medico legale sul corpo già in decomposizione non ha evidenziato segni di violenza.
Nel frattempo, vanno avanti gli accertamenti investigativi, affidati agli agenti del commissariato Lorenteggio: i poliziotti hanno già individuato e sentito le persone che erano insieme a Brusoni domenica pomeriggio, vale a dire un uomo (con il figlio di due anni) e una donna, ma non sono escluse nuove convocazioni per ricostruire meglio le ore trascorse insieme all’interno del polmone verde della periferia nord-ovest della città.
Il padre del trentottenne, che viveva a Corsico e lavorava come gommista in un’autofficina di via Lorenteggio, si è presentato alle 21 di martedì negli uffici dell’Upg della Questura per sporgere denuncia di scomparsa: suo figlio mancava da casa da un paio di giorni, ma il fatto che fosse solito assentarsi per brevi periodi per poi tornare non lo aveva inizialmente allarmato. A innescare la preoccupazione del genitore sono state le parole di un amico quarantaduenne di Simone, che gli ha detto che alle 15 di domenica aveva incontrato il trentottenne al Parco delle Cave, “consumando alcolici e divertendosi in spiaggia”.
Alle 17.45, sempre stando al racconto, Brusoni ha lasciato lì lo zaino e in costume e ciabatte ha detto all’amico che si sarebbe allontanato per fare un bagno. Mezz’ora dopo, il quarantaduenne, insospettito dall’assenza prolungata di Simone, avrebbe iniziato a cercarlo, senza esito, continuando pure il giorno dopo (saltando pure il turno di lavoro al supermercato). Martedì pomeriggio, poi, ha contattato il papà di Brusoni per riferirgli della sparizione, dando così il via alle ricerche (anticipate dall’avvistamento del pescatore). Prendendo per buona la versione dell’amico, restano i quesiti iniziali: perché non ha chiamato subito i soccorsi? Perché non ha pensato subito a un malore in acqua?