
Spesa al supermercato
Milano, 12 febbraio 2021 - Dopo i rider, gli shopper. Scoppia una nuova protesta nel mondo della gig economy, ultima frontiera del precariato che ha conosciuto un’espansione nell’anno della pandemia. Questa volta, dopo scioperi e manifestazioni dei fattorini in bicicletta, lo scontro è fra i sindacati e la piattaforma delle consegne a domicilio Everli, ex Supermercato24, che offre agli iscritti la possibilità di fare la spesa online riducendo le attese. Gli shopper si occupano di andare al supermercato, selezionare i prodotti e portarli a casa del cliente. Un servizio, alternativo rispetto a quello offerto dalle principali catene della grande distribuzione, che per effetto dell’emergenza sanitaria e dei lockdown ha conosciuto una crescita fatta di opportunità per chi ha perso il lavoro ma anche di ombre.
I sindacati hanno impugnato quello che definiscono un "accordo collettivo capestro" firmato da Everli e una nuova sigla battezzata Unione degli Shopper Italiani (Usi). "Una neonata associazione di shopper cottimisti costituita in fretta e furia da quattro lavoratori di Milano", attacca il collettivo Deliverance Milano, nato nella galassia dei rider che ora ha esteso la battaglia per ottenere diritti e tutele anche al mondo degli shopper. Un meccanismo che ricorda il contestato "contratto di lavoro pirata" nato dall’accordo fra Assodelivery e Ugl, il primo nel mondo della gig economy, che aveva scatenato le proteste dei fattorini in bicicletta. Ora il nuovo fronte si è aperto nella giungla degli shopper, un altro settore cresciuto senza una cornice normativa ben definita.
L’accordo con Usi introduce alcune migliorie mettendo però nero su bianco l’inquadramento come lavoratori autonomi, senza la subordinazione. "Tutto questo è avvenuto poche ore prima dell’incontro al tavolo negoziale con i sindacati di categoria – denuncia Deliverance Milano – che non hanno potuto fare altro che prendere atto dell’accordo e presentare un ricorso legale contro la società, per evidente condotta anti-sindacale. Il verdetto ora ai giudici. Nel frattempo le paghe si sono abbassate perché sono stati tolti degli incentivi, è stata introdotta la consegna doppia, sconveniente per gli shopper, continuano a mancare le garanzie richieste dai lavoratori di una paga base e di un monte ore garantito e le tutele previste dall’articolo due del Jobs Act, in quanto gli shopper sono lavoratori eterorganizzati ai quali spetterebbero i diritti della subordinazione". Everli, interpellata, non ha replicato alle proteste dei lavoratori. Ultimo scontro in un mondo cresciuto sull’onda del boom digitale.