Settala (Milano) – Una persona che non ha preso coscienza di ciò che ha fatto e che potrebbe, se libera, uccidere ancora, o commettere atti violenti. Queste le motivazioni che hanno portato il gip Emanuele Mancini a convalidare, su richiesta del pm Antonio Pansa, l’arresto di Khalid Achak, il 50enne marocchino che nella serata di sabato, in un appartamento di via Cerca a Settala, ha ucciso a coltellate la moglie e connazionale Amina Sailouhi, 43 anni, sotto gli occhi della loro figlioletta di 10 anni. Rinchiuso nel carcere di San Vittore, l’uomo è accusato di omicidio pluriaggravato anche da futili motivi: una contestazione, per la quale rischia l’ergastolo.

Nel provvedimento, il giudice evidenzia l’"inusitata violenza rivolta verso la moglie dall’uomo", alla presenza anche della figlia, e i suoi comportamenti violenti descritti pure nella denuncia che la donna presentò nel 2022. Il 50enne, a detta del gip, ha dimostrato "fermezza nella volontà" di commettere l’omicidio e "indifferenza verso la tragedia generata", tant’è che non è stato lui a chiamare i soccorsi, ma lo ha fatto la figlia di 10 anni.

La versione del marito
Nell’interrogatorio di convalida, Achak ha tentato di giustificarsi dicendo che non voleva uccidere "perché la vita non si toglie" e descrivendosi lui come vittima di condotte violente e minacciose da parte della moglie. Questo, secondo il giudice, dimostra che non ha assunto consapevolezza di quanto commesso. Gli stessi vicini di casa hanno descritto il 50enne come una persona capace di perdere ripetutamente il controllo. Intanto, la comunità di Settala accenna un timido ritorno alla normalità, dopo un dramma che ha provocato profondi contraccolpi emotivi. "La piccola sta bene, manda un saluto alle sue compagne di classe e alle compagne di pallavolo. Se gli amichetti volessero dedicarle disegni o messaggi, possono affidarli al Comune, che glieli farà avere": durante la fiaccolata è stata la vicesindaca di Settala Alessandra Mercanti ad aggiornare i presenti sulle condizioni della bambina che ha assistito, suo malgrado, al femminicidio della madre. Partecipata da cittadini di ogni età ed etnia, nonché da istituzioni e associazioni, proprio la fiaccolata ha rappresentato l’occasione per rinsaldare i legami all’interno della comunità locale.