DIANDREA GIANNI
Cronaca

Sos lavoro, ogni giorno 200 chiamate per richieste di intervento al numero Cgil

Dal servizio di accoglienza del sindacato emerge uno spaccato della crisi: "Contratti cancellati, sfruttamento e nuovi poveri"

Una manifestazione contro il precariato nel mondo del lavoro

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Milano - Contratti cancellati da un giorno all’altro. Persone, senza problemi economici prima della pandemia, che si sono trovate a chiedere per la prima volta sussidi per arrivare a fine mese. Tecnici delle luci o del suono che si sono reinventati come scaricatori e imbianchini. Lavoratrici licenziate in cerca di una parola di conforto e di una luce per orientarsi nella giungla della burocrazia, oltre ai problemi legati a stalking e molestie. Dalle richieste di intervento arrivate dall’inizio della pandemia alla Cgil di Milano emerge uno spaccato del terremoto che l’emergenza sanitaria ha provocato nel mondo del lavoro.

Il numero unico 02550251 ha ricevuto, solo nel 2020, 66mila chiamate di varia natura, alle quali si aggiungono 10.300 richieste pervenute tramite il form del sito internet. L’anno scorso le chiamate sono state 65mila, oltre a novemila contatti tramite il sito. A gennaio di quest’anno il sindacato milanese ha ricevuto oltre seimila chiamate e 986 contatti via web. Una mole enorme di istanze che poi vengono smistate dagli operatori agli uffici competenti. Alle più comuni richieste di informazioni e appuntamenti su pratiche pensionistiche e fiscali si aggiungono le segnalazioni su problemi che riguardano il lavoro, da chi lo ha perso e tenta di recuperare stipendi mai versati a chi subisce sfruttamento e precariato.

Ogni giorno della settimana il numero unico, che nelle prime fasi della pandemia ha sostituito del tutto i contatti in presenza, riceve in media circa 200 telefonate. "Purtroppo il 15-20% delle chiamate resta inevitabilmente senza esito – spiega Ermanno Bugatti, responsabile accoglienza della Camera del Lavoro di Milano – perché non riusciamo a rispondere a tutti. Durante i primi lockdown abbiamo anche svolto una funzione quasi di “telefono amico“, di presidio in un periodo in cui tutte le certezze venivano meno. Ricordo che ci chiamavano anziani smarriti, rimasti soli, o persone che stavano vivendo situazioni di disagio psicologico legate anche alla perdita improvvisa del lavoro. La cassa integrazione è stata un’argine importante, per evitare problemi sociali ancora più gravi".

Il contatto con l’operatore all’accoglienza è il primo step per chi cerca di accedere ai servizi del sindacato. Si raccolgono richieste di appuntamenti e segnalazioni che poi vengono trattate dagli uffici competenti, come ad esempio il Centro donna per i problemi di molestie sul lavoro, stalking o discriminazione di genere oppure la categoria Nidil per il precariato. Le fratture si sono concentrate principalmente nei settori più colpiti dalla crisi: turismo, servizi e spettacoli, solo per citarne alcuni. "Noi cerchiamo sempre di avere un approccio empatico – racconta Bugatti – e di mettere le persone a loro agio. Ricordo l’imbarazzo di lavoratori a partita Iva che prima della pandemia vivevano in una condizione non problematica, con stipendi più alti della media, e si sono trovati da un giorno all’altro senza introiti, a dover chiedere i ristori o il Reddito d’emergenza".

Vite stravolte, famiglie in difficoltà e lavoratori più fragili che hanno perso il posto e non sono più riusciti a rialzarsi. C’è anche una nota positiva, che però nasconde scenari poco rassicuranti. "Negli anni è calata la conflittualità – conclude Bugatti – le vertenze legate a licenziamenti illegittimi, differenze retributive o livelli contrattuali. Questo però non è legato a un miglioramento delle condizioni di lavoro, ma a una deregolazione che ha permesso lo sfruttamento rendendo più difficile la tutela dei diritti. E quando un’azienda va in default o chiude all’improvviso la strada del contenzioso giuridico diventa ancora più ardua".