
Due dei furgoni dati alle fiamme dalla batteria di ladri della logistica ieri notte lungo le strade che portano al maxi polo della logistica di Lacchiarella
Lacchiarella (Milano) – A terra tredici bossoli calibro 9x21 e tracce di sangue che fanno pensare che uno dei fuggitivi sia stato ferito nella sparatoria. Almeno sedici banditi spariti nel nulla. Senza bottino, però: smartphone e tablet per un valore commerciale di 5 milioni di euro sono rimasti al loro posto.
I ladri non sono riusciti a portar via neppure un cellulare, stando alle prime informazioni, fronteggiati da una guardia giurata cinquantunenne che ha aperto il fuoco con la sua arma d’ordinanza; i cinque-sei operativi hanno risposto, usando una delle tre pistole sottratte ad altrettanti vigilanti pestati e immobilizzati, ma alla fine sono stati costretti a scappare a mani vuote. Tre di loro sono stati probabilmente intercettati quarantacinque minuti dopo da una Volante della Questura di Pavia sulla statale Vigentina, all’altezza di San Genesio, ma si sono allontanati a piedi; il furgone abbandonato in strada e una Toyota Rav4 ritrovata nelle campagne tra Giussago e Turago Bordone sono stati sequestrati.

Tutti elementi da incastrare nell’indagine degli specialisti dell’Antirapine del Nucleo investigativo di Milano, che hanno avviato i primi accertamenti per risalire agli autori e che già in passato si sono occupati di irruzioni simili.
Ore 3.15 di ieri, siamo al Milano Logistic Center di via Cascina Nuova a Lacchiarella. Il commando prende di mira il magazzino della Messina Autotrasporti srl, una delle aziende che fa base nei capannoni del maxi polo multiaziendale: i sopralluoghi che quasi certamente hanno preceduto il blitz hanno dato la certezza alla banda che in quel capannone c’è un carico prezioso di cui impossessarsi. Un carico a sei zeri. Nulla è stato lasciato al caso in un piano studiato per mesi: tutte le vie di accesso al “bersaglio” sono state chiuse con auto e furgoni piazzati di traverso, così da evitare l’intervento delle forze dell’ordine. Tutti e sedici rubati, alcuni incendiati. L’asfalto è un campo minato, pieno di chiodi a tre punte e strisce acuminate: ne faranno le spese gli pneumatici di un’auto dei carabinieri e di un’autopompa dei vigili del fuoco. I banditi sfondano il cancello e riescono a entrare: gli si parano davanti tre guardie giurate di 42, 47 e 57 anni, malmenate, immobilizzate e disarmate; ora sono i rapinatori ad avere in mano una Tanfoglio 9x21, una semiautomatica Walther calibro 40 e una Taurus 9x21.
Forse gli assaltatori pensano di aver neutralizzato tutti gli addetti alla sicurezza e di avere campo libero per svuotare il magazzino, ma un quarto vigilante, rimasto nell’ombra, apre il fuoco e coglie di sorpresa i banditi, che rispondono agli spari per poi allontanarsi a bordo di un paio di furgoni e di un fuoristrada in direzione tangenziale.
L’allarme al 112 fa scattare l’intervento dei carabinieri della stazione di Lacchiarella e della Compagnia di Abbiategrasso, nonché dei colleghi di via Moscova. Un intervento rallentato dalle “trappole” disseminate attorno al luogo del raid. Durante il sopralluogo, gli investigatori trovano una Walther 7.65 con caricatore e proiettile incamerato, clandestina perché mai censita nelle banche dati e probabilmente persa durante l’azione, tredici bossoli calibro 9x21 e tracce ematiche. I tre vigilanti contusi si recano autonomamente in ospedale: nessuno di loro ha riportato gravi conseguenze, e presto verranno sentiti per ricostruire la dinamica dell’agguato. Al setaccio le immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza installate a presidio del polo logistico e lungo le possibili vie di fuga della banda.