
Un bimbo di 8 mesi, positivo Covid, sottoposto a intervento neurochirurgico e un altro piccolo di appena 17 a giorni operato per una malformazione congenita alla mandibola. Sono due “miracoli“ quelli avvenuti a Milano e Monza in piena emergenza pandemia. Il primo caso è quello di Luca (nome di fantasia), che ha trovato la sua svolta grazie a Marco Locatelli e Giorgio Carrabba, neurochirurghi del Policlinico di Milano. Un’avventura a lieto fine che si è meritata anche una pubblicazione sulla rivista scientifica Lancet e firmata insieme al neurochirurgo Leonardo Tariciotti, alla pediatra Sophie Guez della Pediatria - Alta Intensità di Cura, e da Edoardo Calderini, direttore Anestesia e Terapia Intensiva Donna-Bambino, tutti del Policlinico. Luca è nato con una patologia chiamata “idrocefalo”: si tratta di un accumulo di liquidi nel cervello che, essendo chiuso in una scatola rigida, rischia seri danni a causa della costante pressione. Per trattare l’idrocefalo il piccolo aveva già subito un intervento chirurgico, con cui erano state posizionate delle speciali valvole capaci di ridurre i liquidi in eccesso e quindi di preservare il cervello. Valvole che un giorno iniziano a non funzionare bene: i genitori se ne accorgono, e portano Luca al Pronto Soccorso del Policlinico di Milano. È l’inizio di aprile ma tutto si complica: sia la madre che il piccolo sono positivi al virus. I neurochirurghi del Policlinico tentano un primo intervento per sostituire le valvole, ma nonostante la modifica il drenaggio continua a non funzionare. Due giorni dopo organizzano un nuovo intervento, e il drenaggio riprende perfettamente la sua funzione: finalmente tutto va per il meglio. Secondo quanto gli esperti scrivono su Lancet, si tratta del primo caso noto di un bimbo così piccolo positivo a Covid-19 sottoposto a intervento neurochirurgico. Ora Luca sta bene.
La seconda storia riguarda un bimbo di soli 17 giorni, nato a Milano ma trasferito a Monza. In sala operatoria è stata corretta la sequenza di Pierre Robin, una malformazione congenita caratterizzata da un ridotto sviluppo della mandibola associato a una caduta posteriore della lingua che può provocare un grave problema respiratorio ostruttivo. Un caso ogni 8.500 nuovi nati. E spesso "il piccolo paziente ha necessità di una ventilazione assistita e l’alimentazione deve essere fatta attraverso un sondino naso-gastrico – spiega Alberto Bozzetti, direttore dell’unità operativa di Chirurgia maxillo-facciale dell’ospedale San Gerardo di Monza –. Ma se il quadro clinico non migliora diventa necessario un intervento molto delicato e per alcune peculiarità complesso e rischioso".
Il bimbo è stato operato dai chirurghi Fabio Mazzoleni e Giorgio Novelli e dagli anestesisti pediatrici Alessandra Moretto e Giovanni Alberio. "Tecnicamente – spiega Bozzetti – sono stati applicati dei distrattori mandibolari miniaturizzati che permettono di allungare la mandibola, dopo aver praticato una sezione controllata dei piccoli rami mandibolari. Nei giorni successivi all’intervento chirurgico, la mandibola è stata allungata attivando quotidianamente i distrattori fino ad arrivare a 25 millimetri di allungamento totale. Questo ha permesso di ripristinare una corretta anatomia delle vie aeree e della faringe per consentire una respirazione spontanea. Il neonato in questo modo potrà respirare e alimentarsi autonomamente, riprendendo il suo accrescimento e il suo sviluppo". Tanto che oggi il piccolo è in via di dimissione.