PAOLA PIOPPI
Cronaca

Como, la truffa online agli hotel di lusso: rubate le garanzie versate dai clienti

Un finto manutentore del software ha installato un trojan per prelevare i soldi. Almeno due le strutture colpite, danno fino a 30mila euro

Le indagini sono condotte dalla Polizia postale di Como

Le indagini sono condotte dalla Polizia postale di Como

Menaggio (Como) – Un programma che dovrebbe garantire ai titolari di strutture alberghiere la capacità di solvenza dei clienti, soprattutto di fascia alta, che ora si è trasformato in una sorta di servizio pronto anche per chi commette truffe on line.

Così, negli ultimi giorni, diversi responsabili di hotel delle più rinomate località del Lario stanno denunciando alla polizia postale lo stesso sgradevole inconveniente: qualcuno riesce a intrufolarsi nel sistema e azzerare la disponibilità garantita all’albergo dal cliente. Il sistema è complesso ma non difficile da ricostruire e il prelievo di liquidità – cifre che vanno dai 5 ai 30mila euro – viene attuato con le stesse modalità.

All’atto della prenotazione, l’hotel chiede al cliente di mettere sulla piattaforma la cifra che andrà grossomodo a spendere durante il suo soggiorno: una sorta di carta di credito virtuale, che mette il gestore della struttura al sicuro dalla possibilità di fuga senza saldare il conto. Solo al momento del check out, la cifra viene materialmente prelevata dall’hotel e incassata. Chi commette le truffe si introduce in questo sistema: secondo quello che è stato possibile ricostruire al momento, l’hotel riceve una chiamata da qualcuno che si spaccia per manutentore del software, che chiede l’accesso per poter fare un intervento da remoto. Ma in realtà, questo passaggio servirebbe solo a piazzare nel programma un trojan, che permette di impossessarsi man mano delle cifre che nelle ore successive vengono messe a disposizione dai clienti in attesa di saldare i conti.

Sono già almeno due le strutture comasche in cui è accaduto, hotel il cui standard comporta conti che possono arrivare ai 30mila euro per pochi giorni di permanenza. Ora le indagini, per competenza, sono condotte dalla polizia postale di Como, che sta cercando di ricostruire il tragitto virtuale seguito da chi ha installato il trojan, utilizzato per sottrarre i soldi, e la destinazione, almeno iniziale, dei bonifici in uscita dalla piattaforma.