Milano, 1 febbraio 2024 – Il post a caldo nella tarda serata di mercoledì per raccontare quello che le era appena accaduto su Facebook: "Non voglio aver paura per strada a Milano in centro”. Poi il dietrofront ieri mattina, dopo essersi accorta "del percepito esageratamente polemico" che emergeva dalle decine di commenti a piè di sfogo. E il nuovo post, qualche ora dopo, per motivare la precedente retromarcia: "Non sono d’accordo che un episodio, anche molto sgradevole come ne succedono in tutte le città del mondo, butti una luce negativa sulla mia amata Milano".
Così lo stop-and-go social di Andrée Ruth Shammah, fondatrice e direttrice del Teatro Franco Parenti, ha quasi fatto passare in secondo piano il raid di cui è stata suo malgrado protagonista, contribuendo – ben oltre le intenzioni iniziali della diretta interessata – ad alimentare il dibattito sul fronte sicurezza all’ombra della Madonnina, tutt’altro che inedito a queste latitudini e spesso rinfocolato proprio dalle prese di posizione di vittime più o meno vip. Partiamo dai fatti. Attorno alle 23 di mercoledì, la regista settantacinquenne è stata aggredita da un "ragazzo piccoletto", come l’ha descritto lei, che prima le ha chiesto una sigaretta per distrarla e poi le ha strappato la collana in via Santa Marta, a due passi da piazza Duomo. In azione nello stesso momento, stando alla sua ricostruzione poi messa nero su bianco nella denuncia presentata in Questura, anche altri due rapinatori, che avrebbero preso di mira una coppia di americani poco lontano. Dopo il colpo, Shammah, che non ha riportato ferite, è salita su un taxi per tornare a casa: "Il conducente mi ha suggerito di rendere nota la vicenda sui social – racconta al Giorno – e allora ho deciso di fare quel post di Facebook".
Perché ha poi deciso di rimuoverlo dopo più di nove ore?
"Perché mi sono accorta dal contenuto dei tanti commenti che stava emergendo una visione esageratemente polemica della percezione della sicurezza in città. Quindi, mi sono detta che non volevo contribuire nel mio piccolo ad alimentare questo clima: Milano non è il Bronx, il mondo va così anche a Parigi, Londra e in tante altre città italiane. In sintesi: non volevo che il mio post, scritto di getto dopo quello che mi era capitato, fosse strumentalizzato in un senso o nell’altro".
Più o meno il concetto che ha espresso nel post successivo, pubblicato nella tarda mattinata di ieri.
"In quel post ho parlato anche dell’efficienza delle forze dell’ordine e della fiducia nelle istituzioni. Gli agenti che hanno raccolto la mia denuncia sono stati gentili ed estremamente professionali: hanno ripercorso con me il tragitto che ho fatto l’altra sera, hanno acquisito le immagini delle telecamere di videosorveglianza e hanno raccolto informazioni sul ragazzo che mi ha derubato e su quelli che si sono avvicinati ai due americani. Hanno fatto un lavoro molto accurato".
Che sensazione ha provato quando il rapinatore si è avventato contro di lei?
"Più che lo spavento per la rapina, mi ha colpito molto il gesto di mettermi le mani al collo: una bruttissima sensazione, come se volesse strangolarmi e non derubarmi".
Milano è una città sicura?
"Penso che il discorso non debba limitarsi solo a Milano, ma che vada inserito in un contesto più ampio, globale: queste cose succedono anche in altre capitali europee, così come in tante altre realtà del nostro Paese. La cosa importante, per quanto mi riguarda, è non far sì che una percezione estremamente negativa porti le persone ad avere paura di andare in giro. Non voglio che l’allarme sicurezza porti alle strade deserte di sera nella mia amata Milano".