GIULIA BONEZZI e NICOLA PALMA
Cronaca

L’omicidio di Hayati Aroyo, il trio feroce e improvvisato e il taxi pagato dalla vittima ai (presunti) carnefici

La vittima quella notte inviò un bonifico di 100 euro alla donna per il viaggio, pagandolo ai killer. I presunti assassini incastrati da soldi, telecamere e intercettazioni. Due mesi tra paranoie e scivoloni che hanno aiutato le indagini della polizia

Hayati Aroyo, 62 anni, è stato ucciso con 30 coltellate e bruciato il 23 luglio 2025

Hayati Aroyo, 62 anni, è stato ucciso con 30 coltellate e bruciato il 23 luglio 2025

Milano – Ha pagato il taxi a quelli che stavano andando ad ammazzarlo Hayati Aroyo, il 62enne turco massacrato con 30 coltellate nelle prime ore del 23 luglio e poi bruciato insieme all’alloggio di Sesto San Giovanni dove s’era appena trasferito, subaffittato da uno studente in vacanza che lo chiamava “Vittorio”. Così era noto, e anche come “Vito“, il sessantenne nel giro di feste che era solito organizzare, a base di escort, a volte, e sempre cocaina: ne comprava anche un etto a serata, da rivendere agli ospiti a prezzo maggiorato, ha raccontato un suo amico ai poliziotti della Squadra mobile di Milano, guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia e dal funzionario Francesco Giustolisi e coordinati dal pm di Monza Marco Giovanni Santini, che tre giorni fa hanno portato in carcere il 33 enne Elvis Simoni e i coniugi Valentina Peroni ed Emanuele Paganini, 36 e 38 anni, entrambi con precedenti per truffa, coi quali l’albanese, con precedenti per droga, conviveva a Busto Arsizio intrattenendo, a giudicare dalle chat, una relazione almeno sentimentale e pochissimo segreta con la donna.

Che sarebbe stata la benzina del movente, innescato dal timore di diffusione di un video hard con la ragazza (del quale non è stata trovata traccia) e forse da uno schiaffo, di cui ha riferito un testimone, assestato pochi giorni prima dalla vittima a Peroni che gli chiedeva insistentemente qualcosa.

È un contesto di consumatori quotidiani di droghe, soprattutto cocaina, alla ricerca costante di denaro per procurarsele quello in cui si colloca questo quasi poliamore, sgangherato quanto il profilo criminale del trio; il che non lo rende meno feroce, nella ricostruzione accusatoria, né esiziale per l’ex cognato di un boss della mafia turca ucciso vent’anni fa a Crotone in un agguato in cui fu ferito lo stesso Aroyo, che conservava ancora, in una valigia, articoli dell’epoca su quel delitto.

Ma è tanto lontana dalla criminalità organizzata la pista per il suo omicidio, sulla quale gli inquirenti in due mesi hanno raccolto riscontri tra chat, tabulati, telecamere e transazioni che iniziano con un bonifico di 420 euro del turco a Paganini due giorni prima di morire, causale “donazione”, proseguono con quindici tentativi di accesso all’app delle Poste con la sua mail dodici ore dopo l’omicidio e, la sera successiva, con due pagamenti da 20 e 30 euro effettuati da Peroni in una sala slot di Busto con un bancomat collegato al conto di Hayati, dopo una serie di tentativi con altre tre carte (tra cui probabilmente una Postepay della vittima) effettuati in compagnia di un certo M.

Probabilmente lo stesso che l’8 agosto verrà accusato ingiustamente da una Valentina in piena paranoia, che riceve su whatsapp da un altro amico il link a un articolo sul delitto di Sesto e reagisce così: “Non capisco che giochetti vogliate fare... Pensavo M. diverso, ma avrà le sue ragioni”. L’amico, C., rimane interdetto (“Amore forse non ci siamo capiti, io non so niente e vorrei sapere qualcosa... Mi ricordavo quando siamo venuti a prenderti... che i paesi erano quelli... M. non lo sento da due mesi”), gli inquirenti che intercettano annotano, la donna liquida la faccenda sostenendo che la località era un’altra. Ma dieci giorni dopo sarà lei stessa a condividere con un altro conoscente una notizia sull’omicidio di Sesto, sul quale farà più volte ricerche su Google così come, del resto, il suo “amor” Elvis.

Sono contraddizioni ricorrenti nel comportamento della femme fatale intorno alla quale gira questa storiaccia, che in base all’accusa frequentava il sessantenne per farsi sostenere i vizi e la notte dell’omicidio è andata a casa sua per fare l’esca, aprendo la porta a Simoni, l’assassino materiale, mentre il marito (“Lele”, in relazione al quale, scriverà lei in ponte chat a Elvis, il turco le stava “urlando dietro per i soldi”) faceva il palo. Valentina che si preoccupa, scrive al marito di far “sparire” il suo telefono e all’amante che nel proprio “c’è qualcosa che non quadra, non è normale”, ma è poi lei a confermare involontariamente agli inquirenti il nuovo numero di Elvis, che ha smesso di usare la sua sim dopo esser stato beccato il 5 agosto con 6,4 grammi di cocaina, registrandolo sotto lo stesso contatto, “Amor”.

E del resto i poliziotti della Mobile l’hanno identificata dalle telecamere della sala slot confrontando i tatuaggi in bella vista sul suo profilo Instagram sul quale, il 4 agosto 2024, postava un selfie col seguente aforisma: “Se tu sapessi ciò che la tua rabbia ti sta facendo, fuggiresti da lei come dal peggior veleno... Ma al momento non so nulla però”. Raggelante, col senno di poi, perché meno di un anno dopo di “rabbia” (“Ti chiedo scusa è che ho talmente rabbia dentro che non mi controllo”) le scriverà Elvis, chiedendole pure “mi devi dire solo una cosa ti vuoi sfogare stasera?”, mentre si scambiano messaggi sull’auto di un ignaro (anche secondo gli inquirenti) conoscente sfruttato per farsi portare sul luogo del delitto in cambio del rimborso della benzina. E non prima d’essersi fatta bonificare, Valentina, 100 euro da Aroyo per raggiungerlo, con causale “taxi”. Va detto che lo prenderanno al ritorno, dopo essersi fatti lasciare a metà strada: Peroni un Uber e i due uomini un taxi da Malnate, con regolare chiamata a ben due centrali radio.

Pure il più accorto Elvis, che s’insospettiva vedendo facce sconosciute sotto casa, a Ferragosto dice al telefono alla mamma di programmare di “fare un giro fuori dall’Italia” in attesa che “si calmano le acque”. E poche ore prima dell’omicidio scrive a una conoscente chiedendole di trovargli “prima possibile”, “anche adesso”, “più veloce è la cosa meglio è anche per me” del “Ghb fantanil (sic) o roipnol”, rassicurandola che “non sono per me amo tranquilla non sono scemo”.