
Gli aspiranti medici preferiscono le lezioni in presenza (dopo l’incubo Dad in terza media e prima superiore). Record di fuorisede a Pavia: il 42% viene da un’altra regione. Rebus degli affitti a Milano (per un mese).
Primo giorno del “semestre aperto“ di Medicina: parte il pellegrinaggio verso le università lombarde, pronte ad accogliere la marea di aspiranti camici bianchi (ben 6.652) dopo l’addio al test d’ingresso. Almeno per il mese di settembre - quando le altre facoltà non avviano ancora la macchina delle lezioni - gli atenei hanno fatto acrobazie per trovare banchi per tutti, assicurando parallelamente le dirette in streaming. La voglia di presenza c’è. Qualcuno è collegato a distanza - soprattutto chi abita più lontano e ha fatto fatica a trovare un letto per una manciata di settimane, con l’incognita poi della graduatoria finale (saranno 3.168 i posti disponibili in Lombardia per Medicina, dopo i primi tre esami) - ma la maggioranza di loro appartiene alla classe che ha chiuso la terza media in Dad e ha attraversato al Pc pure la prima superiore e sa bene che "è meglio venire qui, soprattutto per la concentrazione", conferma Filippo Barili, arrivato a Milano da Cuneo. La stragrande maggioranza dei lombardi ha scelto di trascorrere il “semestre filtro“ in un ateneo della regione, indicato come prima scelta in caso di “vittoria“ e posto in graduatoria. Solo l’11% ha guardato oltre confine. Guardando il flusso inverso, e quindi gli iscritti da fuori regione, è l’università di Pavia ad essere stata una vera calamita quest’anno: è seconda per percentuale di fuorisede solo a Ferrara, che detiene il record, con il 58% di studenti da fuori regione. A Pavia sono il 42%. Il caro-affitti nella vicina Milano può avere avuto un suo “peso“, come pure le politiche di accoglienza messe in campo dai pavesi per agevolare i pionieri del “semestre filtro“. Analizzando i dati forniti dal ministero dell’Università e della Ricerca e focalizzandoci sempre sulla Lombardia, nell’università di Brescia è il 33% degli iscritti a venire da fuori regione, alla Statale di Milano il 13%, in Bicocca il 12% e all’università dell’Insubria l’11%.
Alla Statale di Milano - nelle aule di Città Studi - sono stati messi a disposizione 1.890 posti e le lezioni si sono svolte su sei turni, fino alle 20.30. L’ateneo più grande della Lombardia è stato indicato come prima scelta da 2.566 aspiranti medici, più 423 odontoiatri e 806 veterinari, che frequenteranno qui (a distanza o in presenza) il semestre aperto prima della selezione. In Bicocca sono 1.090 gli iscritti al semestre aperto per Medicina più 178 studenti che puntano a Odontoiatria: al fischio di inizio, hanno affollato le aule messe a disposizione nella palazzina “Civitas“ più di mille ragazzi. Gli altri si sono collegati da remoto. Passare in un anno da accogliere 162 studenti di Medicina a più di 1.200 non è stato sforzo da poco per Bicocca. Ieri ha voluto salutarli di persona la rettrice e presidente della Crui, Giovanna Iannantuoni: "Investiamo costantemente in infrastrutture moderne e tecnologiche, per offrire agli studenti spazi di studio, laboratori all’avanguardia e servizi efficienti. Il nostro obiettivo è formare professionisti competenti nei loro settori, ma anche cittadini consapevoli, responsabili e capaci di affrontare le sfide di una società in continua evoluzione. La Bicocca vuole essere un luogo aperto, inclusivo e proiettato verso il futuro, un’università che accompagna gli studenti dalla formazione all’inserimento nel mondo del lavoro".
"Le lezioni del semestre aperto hanno una frequenza obbligatoria. La loro organizzazione è stata sicuramente sfidante – sottolinea la rettrice della Statale, Marina Brambilla – ma mi fa molto piacere confermare che le lezioni si sono svolte come da programma. La Statale ha saputo rispondere prontamente, confermando l’attenzione alla qualità della didattica e dei servizi. Tutte le lezioni saranno tenute da nostri docenti strutturati e, quelle in presenza, si svolgeranno nelle nostre aule in Città Studi".