JESSICA MULLER CASTAGLIUOLO
Cronaca

Milano e lo scheletro di Scalo House: e adesso qui chi compra?

Terremoto urbanistica: via Valtellina e il piano (bloccato) delle due torri al centro delle indagini. I cartelli di chi ha creduto nel sogno e l’incubo di chi convive con la voragine

Un "annuncio" di vendita affisso nell'area del cantiere

Un "annuncio" di vendita affisso nell'area del cantiere

Milano – Un palazzo di otto piani in una corte, al posto di un magazzino. Trentanove appartamenti e relativi posti auto. Questo era il progetto. Oggi, solo fondamenta gettate, un cantiere fermo e la grossa trivella rossa, sospesa sul disastro. Ha smesso di scavare quando i sigilli della Procura di Milano sono arrivati anche qui, in Via Lepontina 7/9, nei pressi dell’ex scalo Scalo Farini e quartiere Isola, a bloccare quello che doveva diventare il “Giardino Segreto”. È il primo cantiere posto sotto sequestro dalla Finanza nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione dell’urbanistica milanese. “L’avessero fatto prima. Mi hanno tolto l’aria e la luce”, dice Giovanna Fossati, residente in una delle palazzine “Vecchia Milano” di Via Valtellina, che affacciano sulla corte, indicando davanti a sé un altro condominio (questo abitato da anni), che, per gran parte del giorno, oscura la casa che ha acquistato vent’anni fa, quando ancora ci batteva il sole. Le costruzioni recenti in zona sono infatti già moltissime.

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Con la realizzazione del nuovo edificio, la palazzina nella quale Giovanna Fossati vive sarebbe stata pressapoco murata, costretta per sempre a dire addio a un pezzo di cielo. “Ci sono giorni in cui mi mi sento soffocare”, aggiunge.

Ma qui, allo Scalo Farini, i fantasmi sono due. Ci si sposta di poco, qualche civico più in là, e, in Via Valtellina 40, c’è il cantiere di Scalo House. Qui i palazzi dovevano essere due, proprio a ridosso del nuovo studentato, già abitato, pure questo finito sotto la lente della Procura di Milano. Il cantiere è sotto sequestro dallo scorso novembre, in quanto ritenuto abusivo. Un sistema analogo a decine di altre opere finite al centro di inchieste, con imprenditori, architetti, dirigenti e funzionari comunali indagati e in alcuni casi già sotto processo: nuova costruzione fatta passare per ristrutturazione, assenza del piano attuativo e altre presunte irregolarità.

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Il cantiere di Scalo House in via Valtellina bloccato dall'inchiesta

Quello che resta sul lotto a “L”, intanto, è la terra smossa e il grezzo di una struttura di cinque piani. “Se finiscono è meglio di questa schifezza, meglio un palazzo che un’area dismessa”, dice Emilio Sambruna, che dal suo negozio affaccia direttamente su quello che definisce, “il mostro”. “Abbiamo chiesto una perizia, e la documentazione che ci hanno fornito ci sembrava in regola. Prima qui c’era solo un capannone, alto più o meno sette metri”, conclude. “Una vita di risparmi finiti in quello scheletro”, dice una lavoratrice della zona, alludendo a chi quelle case le aveva già comprate. Dopotutto “cosa fai, non ti fidi? C’erano nomi di costruttori e architetti importanti”, aggiunge. Ma ci sono anche altri nomi, che nessuno conosce. Quelli degli inquilini che vivono nel limbo, riuniti nel comitato delle “famiglie sospese”. Nomi che sono affissi proprio davanti alle transenne che delimitano il perimetro del cantiere.

Giovanni e Laura scrivono “abbiamo dato un anticipo di 200 mila euro per una casa che doveva essere pronta per il 2026. Ad oggi, non è stata mossa una pietra”. Mauro, 59 anni, si definisce “in attesa della casa da quasi tre anni e in giro tra un affitto e l’altro con due bambini e costi ormai insostenibile”. “Non siamo speculatori”, appunta Omar. Poi c’è Laura, che ha acquistato un appartamento proprio nel Giardino Segreto: “La casa non sarà mai consegnata e la società è fallita da poco. Ho versato molti soldi e ho avuto tanti problemi anche di salute”. Per Alberto Derosa, barista, “non sappiamo cosa c’è dietro, ma sono anni che dicono che devono finire. Io me lo auguro, così ci sarà anche più lavoro per tutti”. Diego abita nel quartiere da più di dieci anni, e anche secondo lui la rivalutazione è positiva: “Chiamano moltissime agenzie immobiliari per chiedermi se voglio vendere la casa, ora vale molto di più”. Ancora Giovanna: “Dicevano, all’inizio, che ci doveva essere un parco. Sogno di poter uscire di qui e girare in bicicletta, avere zone verdi. Milano è di questo che ha bisogno”.