
Le Case di Comunità sono state concepite dalla Regione per offrire un presidio sociosanitario di prossimità territoriale
Milano, 14 luglio 2025 – In Lombardia il 96% delle case di comunità previste non è ancora attivo o non rispetta gli standard minimi fissati dal ministero della Salute. Su 216 strutture programmate, solo otto risultano pienamente operative e dotate di tutti i servizi obbligatori secondo il decreto ministeriale del 2022. Lo denuncia il gruppo regionale del Partito democratico, che ha svolto un'operazione trasparenza con 140 accessi agli atti alla Direzione generale Welfare dell’assessorato regionale alla Sanità.

“Mancano medici"
Il quadro è questo: in nove strutture su dieci mancano medici e infermieri. Un terzo è ancora solo sulla carta. E tra quelle aperte, nel 40 per cento non è presente nemmeno un medico di base. "Solo il 4 per cento delle case è davvero in grado di funzionare", dichiara il capogruppo del Partito Democratico Pierfrancesco Majorino. "La giunta Fontana ha fallito: i cittadini aspettano servizi e trovano solo burocrazia e promesse mancate. Se non si cambia passo, a crescere saranno solo i profitti della sanità privata".

La situazione a Milano e Brescia
Dati particolarmente critici emergono nella Città metropolitana di Milano e nella provincia di Brescia, dove le case di comunità attive sono poco più della metà, e spesso non garantiscono nemmeno il punto prelievi o la diagnostica per più di un paio d'ore a settimana. "La scadenza del 2026 per l'utilizzo dei fondi europei non sarà rispettata", aggiunge Carlo Borghetti, vicepresidente dei Dem della commissione sanità a Palazzo Pirelli. "Abbiamo scoperto che molte strutture aperte rispettano i requisiti solo sulla carta. Alcune fanno prelievi per due ore, un solo giorno alla settimana. Non è medicina territoriale, è finzione".