
Sandro Nigro con alcuni dei Cicciobello
Milano – L’infanzia è molto più di una fase della propria vita: per tante persone, infatti, può diventare un porto sicuro in cui rifugiarsi una volta diventati adulti. Lo sa bene Sandro Nigro, il “dottore dei Cicciobello” di Concorezzo che, ogni giorno, si rimbocca le mani per restaurare gli iconici bambolotti ideati negli anni Sessanta. Da Milano a Londra, fino a Monaco: sono tanti gli ex bambini che contattano Nigro con la speranza di vedere i propri ricordi d’infanzia riparati. Ma per l’artigiano brianzolo questa vocazione è nata un po’ per gioco: “Qualche mese fa stavo chiacchierando con una mia amica ed entrambi ci siamo ricordati di quando, da piccoli, andavano di moda i Cicciobello - racconta divertito il “dottore delle bambole“ -. Ne ho sempre voluto uno, ma negli anni Ottanta quel pupazzo era off limits per i maschietti”.
Ai tempi Nigro era solo un bambino e con la faccia tosta tipica dei più piccoli si recò dai suoi genitori per avanzare una richiesta audace: a Natale avrebbe voluto ricevere un giocattolo “da femmine”. Una volta ottenuto il beneplacito di mamma e papà, il giovane attese ai piedi dell’albero addobbato l’arrivo del tanto agognato bambolotto. Quella avvenuta tra le mura di casa del bimbo brianzolo fu una piccola rivoluzione culturale con un epilogo amaro: Babbo Natale non fece bene i suoi compiti e gli portò una brutta copia del celebre pupazzo. “Mentre chiacchieravo con la mia amica ho ricordato subito la grande beffa di quel fatidico 25 dicembre e l’amarezza provata quel giorno: senza pensarci troppo ho preso il telefono e ho cercato un Cicciobello vintage da comprare”, racconta in tono scherzoso l’artigiano. Ma una volta ricevuto a casa il pacco e scartato l’imballaggio, Nigro è rimasto deluso per la seconda volta a distanza di quasi quarant’anni: il Cicciobello c’era, ma era completamente distrutto.

“Non mi sono perso d’animo: l’ho studiato, scrutato e alla fine “operato“ – spiega il “doc“ di Concorezzo –. Dopo tanto impegno il mio bambolotto è tornato a piangere. Diagnosi finale? Ora è in perfetta salute”. E con l’entusiasmo di un bambino, Nigro ha condiviso il suo risultato sui social: in poco tempo ha ricevuto una pioggia di messaggi da parte di sconosciuti che speravano di udire nuovamente la voce del loro giocattolo preferito. E a mano a mano che le settimane correvano veloci, quello che per il “dottore dei Cicciobello” era iniziato come un comune passatempo si è trasformato a tutti gli effetti in un lavoro; ogni giorno, terminato il suo turno al supermercato, Nigro rientra a casa e fino a notte fonda opera e guarisce i bambolotti che gli vengono affidati.
I suoi “interventi“ sono i più disparati: “Mi sento un po’ un ingegnere quando devo trafficare con i fili e con i dischi interni per farli piangere di nuovo, altre volte mi trasformo in un parrucchiere: i vecchi bambolotti hanno spesso i capelli molto crespi e arruffati e a loro tocca un impacco a base di ammorbidente e bicarbonato”, spiega Nigro. Ma è quando i suoi piccoli “pazienti“ contraggono la “peste vinilica”, ossia quando l’umidità delle vecchie cantine li danneggia, che il dottore deve impiegare tutte le sue energie: “Si tratta di un lavoro molto lungo: bisogna spalmare sui Cicciobello una crema per l’acne e lasciarli esposti al sole per oltre un mese: questa pratica può aiutarli a guarire”.

Sandro Nigro trascorre parecchie ore chino sulla sua scrivania ad armeggiare con prodotti e attrezzi di ogni tipo per dare una seconda vita a questi giocattoli, ma si tratta di un’attività che non gli costa fatica: a dargli il coraggio di non mollare mai, infatti, è l’incontro con gli altri, la forza delle storie di tutti quegli ex bambini - molti di questi sono ormai genitori oppure nonni - che chiedono il suo aiuto: “Una signora mi ha portato un Cicciobello che le fu regalato quando, a soli 9 anni, la sua sorellina morì a causa di una malattia. La sua mamma, seppur affranta, le fece questo regalo per farla sentire meno sola - racconta con trasporto l’artigiano -. Un’altra donna del Lazio conserva il suo bambolotto dal giorno in cui, all’età di sei anni, perse la madre in un incidente stradale: quel giocattolo le fu donato da un medico che, vedendola piangere tra le corsie dell’ospedale, provò a confortarla nel momento più doloroso della sua vita”. Per Sandro Nigro, ormai, riparare giocattoli è molto più di un semplice passatempo: è un modo per aiutare le persone attorno a lui a fare pace con il proprio passato e con la propria storia.