
Riccardo Di Lella, 28 anni, attivista di “Live for All“ e tifosissimo nerazzurro
Milano – Quello che fa specie è che lo stadio di San Siro è, fino a prova contraria, uno stadio pubblico, di proprietà del Comune di Milano e dei milanesi. E che, nonostante questo, non sia possibile sapere quanti sono i posti riservati alle persone con disabilità per le partite di calcio di Inter e Milan.
Il dato dovrebbe essere a disposizione di tutti, a maggior ragione adesso, a maggior ragione da questa stagione calcistica perché ora il numero di posti a disposizione diventa particolarmente importante nel decidere il buon esito dell’accordo raggiunto dal Comune e dalle due società, un accordo che supera una delle barriere, al tempo stesso procedurale e culturale, contro la quale si è storicamente infranto il desiderio delle persone con disabilità di assistere alle manifestazioni dal vivo, perché riconosce e garantisce loro il diritto di acquistare i biglietti e gli abbonamenti per i match di campionato in condizione di parità rispetto agli altri tifosi, con le stesse modalità e sullo stesso canale.
Detto in sintesi e come già riportato, da quest’anno anche i tifosi rossonerazzurri con disabilità possono acquistare il biglietto per la singola partita o la tessera per tutte le partite casalinghe della loro squadra pagando come tutti gli altri – sia pure a prezzi calmierati – e on line, sui siti dei club. Fino alla scorsa stagione per le persone con disabilità vigevano la gratuità e l’estrazione a sorte dei biglietti: come se garantire loro la possibilità di assistere alla partita fosse un’opera di buon cuore.
Non è un caso che il movimento “Live for All“ abbia tra i punti del proprio manifesto anche la piena parità delle modalità di prenotazione dei biglietti. E non è un caso che gran parte delle associazioni e delle persone con disabilità abbiano salutato con soddisfazione l’accordo tra Comune, Inter e Milan. Tra queste c’era anche Riccardo Di Lella, 28 anni, attivista di “Live for All“ e tifosissimo nerazzurro.
“Da un lato – dichiarava il 28 giugno – sono davvero contento: è una grande svolta, una bella vittoria per tutti noi. Dall’altro mi viene da chiedermi: ma cavolo, possibile che ci siano voluti tutti questi anni per ottenere una cosa così semplice, così normale? Tutto questo tempo per vedersi riconosciuto un diritto tanto elementare?”. Purtroppo, però, non è ancora finita. La campagna abbonamenti per i tifosi con disabilità dell’Inter si è aperta alle 16 di martedì, l’altro ieri.
“Ho puntato la sveglia perché suonasse poco prima delle 16 in modo da farmi trovar pronto davanti al computer – racconta Di Lella –. Alle 16.01 mi ero già loggato e avevo già inoltrato la richiesta per il mio abbonamento al campionato”. Ieri, nel primo pomeriggio, ecco il riscontro dal sito dell’Inter: “La informiamo che, a causa dell’elevato numero di richieste, non avrà accesso all’acquisto dell’abbonamento per la stagione in corso”.
Inevitabili, allora, lo stupore, l’amarezza e le domande di Di Lella: “Come è possibile che una richiesta inoltrata un minuto dopo l’apertura della campagna abbonamenti non possa essere accolta? Come è possibile che non ci fossero già più abbonamenti disponibili un minuto dopo il via alla vendita?”. Di Lella non è il solo ad esser rimasto senza abbonamento sebbene si sia mosso per tempo. È successo altrettanto ad un altro tifoso nerazzurro con disabilità: Carlo Savini, 25 anni. Anche lui protagonista dello stesso copione. La risposta, allora, è una sola: “La percentuale di posti riservati agli abbonamenti per i supporters con disabilità è davvero modesta, evidentemente – conclude Di Lella. Eppure nei giorni dell’accordo si parlava di ampliarne il numero”.

“Sono davvero esausto e nauseato – confessa Di Lella –. Sembra si voglia distruggere una passione. E non mi riferisco solo al caso degli abbonamenti ma a tutto quello che sta succedendo in queste ultime settimane. Dallo stop alle bandiere alla messa al bando degli ambulanti che vendevano panini fuori dallo stadio, si sta eliminando tutto ciò che ha sempre fatto parte di un rito, del rito dell’andare allo stadio, di un’esperienza che va al di là del guardare la partita: quello lo si può fare anche dal divano. Per protesta, rinuncerò ad acquistare i biglietti per le singole partite durante l’anno”.
Dall’Inter spiegano che “già alle 16 di martedì le richieste per gli abbonamenti erano più del doppio dei posti disponibili”. Ma quando si chiede quanti fossero i posti destinati agli abbonati con disabilità, non viene fornito alcun numero “perché questi numeri le società non li danno mai”, “perché nelle comunicazioni fatte insieme al Comune e al Milan in merito al nuovo accordo non si è fornito questo dato”. Ci si limita a dire che “sono quanti ne prevede la legge” e, soprattutto, si ammette che sono in numero limitato (dovrebbero essere 80 in tutto, equamente divisi tra tifoso con disabilità e relativi accompagnatori, su una capienza di oltre 75mila persone) anche perché “una parte dei posti per la disabilità è destinata a chi vuole acquistare biglietti singoli”.