Roberta Martini sequestrata e rapinata in casa sua. "Piangevo e dicevo: 'Quando finisce?'"

L'influencer ed ex top model rivive per Il Giorno la notte da incubo in balia di tre malviventi. "Sono svenuta e mi hanno datto dell'acqua. Mi dicevano: non ti facciamo male, tra poco finisce tutto"

Roberta Martini

Roberta Martini

"All'improvviso, ho sentito una mano sulla bocca: ho aperto gli occhi e mi sono trovata davanti tre uomini con i volti coperti da passamontagna". Sono da poco passate le 13 e la voce di Roberta Martini, ex top model e imprenditrice della moda, tradisce ancora lo choc per quanto accaduto dodici ore prima: i banditi sono entrati la notte scorsa nella sua villa a tre piani in zona Porta Romana a Milano, l'hanno sequestrata e costretta ad aprire le casseforti per svuotarle di gioielli, orologi di pregio e contanti. Ora sul colpo stanno indagando gli agenti della Squadra mobile, coordinati dal dirigente Marco Calì, che partiranno dalla testimonianza della donna e dall'analisi delle telecamere di videosorveglianza per provare a identificare i banditi in fuga col bottino di "ingente valore".

Ci racconta cos'è successo?

"Sono andata a dormire alle 23.30 e attorno all'una sono stata svegliata da tre uomini, entrati in camera da letto: uno mi ha messo la mano sulla bocca e mi ha detto "Se stai buona, non ti facciamo niente". Soltanto dopo mi sono resa conto che avevano divelto le inferriate di una finestra al piano terra, ma io dormivo profondamente e non ho sentito nulla".

E poi cos'è successo?

"Mi hanno costretta a seguirli per aprire le casseforti. Poi mi hanno riportata in camera da letto e uno di loro è rimasto con me per tutta la durata della rapina: avevo i polsi legati con fascette da elettricista. Nel frattempo, gli altri due hanno rovistato nel resto della casa a caccia di altri oggetti da portare via. Sono stati minuti interminabili: io piangevo e dicevo "Quando finisce? Quando finisce?". Non mi interessava delle cose che stavano rubando, ho anche disattivato l'allarme: volevo solo che se ne andassero il più presto possibile. A un certo punto, sono anche svenuta, e l'uomo che era con me mi ha preso un po' d'acqua per farmi riprendere: "Non ti facciamo male, tra poco finisce tutto", mi ripeteva per tranquillizzarmi".

Quanto tempo è durata la rapina?

"Sicuramente più di un'ora, il tempo sembrava non passare mai".

Sono stati violenti?

"No, per fortuna. Posso dire che si sono comportati bene: non mi hanno picchiata né mi hanno puntato armi o coltelli, sono stati tutto sommato gentili".

E poi?

"Quando hanno finito, mi hanno detto di aspettare quaranta minuti prima di chiamare le forze dell'ordine: hanno acceso il televisore e hanno inserito il timer. "Ti abbiamo lasciato il cellulare in soggiorno, dopo quaranta minuti puoi andare a recuperarlo e telefonare", mi ha detto. E io così ho fatto: alle 3.02 ho chiamato il 112".

Come si sente?

"Sono ancora sotto choc: i prossimi giorni saranno difficili, come tutte le ferite ci vorrà tempo per farla rimarginare. Ho deciso di raccontarvi quello che mi è successo non per visibilità, ma per dire che cose del genere non devono più accadere: Milano deve essere una città sicura. E poi ci deve essere certezza della pena: le persone che mi hanno rapinato devono essere processate e scontare per intero le loro condanne". 

 

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