GRAZIA LISSI
Cronaca

“Maurizio Pollini era un architetto della musica”: Enrica Ciccarelli Mormone ricorda il maestro

La presidente della Società dei Concerti di Milano: "Che emozione il primo incontro al Conservatorio. Era un uomo di grandissimo rigore”

Maurizio Pollini

Maurizio Pollini

Milano – “Sono cresciuta ascoltando i Preludi e gli Studi di Chopin suonati da Maurizio Pollini". Parola, e memoria, di Enrica Ciccarelli Mormone, presidente della Società dei Concerti di Milano. "Avevo dei vinili e due cassette che ascoltavo giorno e notte con le cuffie, anche quando salivo in metrò a Sesto San Giovanni per andare in Conservatorio. Da ragazzina era il mio idolo". A 17 anni Pollini vinse il Concorso Chopin di Varsavia e da quel momento l’interpretazione del compositore polacco cambiò.

Enrica Ciccarelli Mormone
Enrica Ciccarelli Mormone

"Un artista riflette nella sua arte la propria personalità e Pollini era un uomo di grandissimo rigore, un architetto della musica. Le sue interpretazioni erano meno estroverse di quelle eseguite da altri grandi pianisti, penso a Rubinstein. Ma Pollini aveva un senso della forma, dell’architettura, di perfezione della struttura che non era solo tecnica, anche nei brevi brani come i Preludi. Nella sua musica tutto era ben costruito, l’approccio meno emozionale a Chopin ha dato l’impulso a tanti giovani pianisti ad andare a fondo in ogni cosa. Questo è stato il suo insegnamento e credo che oggi andrebbe ripreso e ascoltato. Adesso stiamo andando verso una deriva emozionale, Pollini non ha mai suonato per avere un effetto immediato".

Quando ha iniziato ad ascoltarlo dal vivo?

"All’inizio degli anni ’80, avevo l’abbonamento per lavoratori e studenti della Scala. Ricordo un suo concerto in cui suonava brani meno noti di Liszt, per la prima volta ascoltai le “Nuages gris", Pollini amava proporre brani meno noti, le sue interpretazioni non erano mai scontate ma sempre molto pensate. In questo momento storico, non solo nella musica ma in tutta l’arte, dovremmo riprendere questo approccio".

E il primo incontro?

"Un giorno, come allieva del Conservatorio, entrai nella Biblioteca e lui era lì che studiava partiture. Non ho osato avvicinarmi, mi tremavano le gambe, averlo vicino era stata un’impressione molto forte; aveva diretto da poco “La donna del lago” al Rossini Opera Festival".

Pollini ha suonato anche per la Società dei Concerti.

"Nel febbraio 2006 fece un recital straordinario per la nostra Società alla Scala, pochi mesi dopo ci contattò dicendo che voleva offrire un concerto a sostegno della Costituzione Italiana, c’era un Governo di destra che voleva indire un referendum per cambiarla. Non si può dividere il pianista dal suo impegno civile. Nel 2008 suonò ancora per noi alla Scala; una domenica venne da noi a Cernobbio con Marilisa, sua moglie, una donna meravigliosa. Pollini era un uomo alla mano, parlammo di musica, arte e libri. Apprezzò la cucina napoletana di Toni, mio marito, anche se sapevamo che il suo piatto preferito era il risotto milanese...".

Pollini è riuscito a farsi amare da tutti, non solo gli ascoltatori della musica classica.

"Per la sua passione civile, politica, come Abbado, voleva che la musica arrivasse a tutte le classi sociali, pur venendo da una famiglia di intellettuali benestanti, madre musicista, padre architetto e lo zio Fausto Melotti, eccezionale artista. Pollini ha dialogato con tutta la musica, anche la contemporanea, nella sua genialità si è sempre messo in discussione".