Rho, ragazza incinta picchiata in piazza dal fidanzato: “E non era neanche la prima volta”

A chiamare le forze dell’ordine sono stati alcuni amici della coppia presenti durante l’episodio. La giovane di 20 anni ha taciuto e rifiutato di salire sull’ambulanza e farsi portare al pronto soccorso

Il Centro antiviolenza Hara ha sede a Rho in via Meda 20 e a Bollate in via Piave 20, all’interno dell’ospedale. Il numero da contattare in caso di necessità è 335.1820629

Il Centro antiviolenza Hara ha sede a Rho in via Meda 20 e a Bollate in via Piave 20, all’interno dell’ospedale. Il numero da contattare in caso di necessità è 335.1820629

Violenza in gravidanza. L’ultimo episodio rimasto nel silenzio è avvenuto in una piazza nel Rhodense, dove un 19enne ha preso a botte la compagna, vent’anni appena, incinta. "Non era la prima volta che la picchiava", raccontano due, tra i giovani presenti, che hanno chiamato le forze dell’ordine. La ragazza tace davanti ai militari, si rifiuta di salire sull’ambulanza e di andare al pronto soccorso, non denuncia il compagno nonostante sia già stata umiliata da lui molte altre volte, presa a pugni, a calci.

Non si tratta di un caso isolato: "I dati dicono che per il 6% delle donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza, la violenza si è manifestata in gravidanza e di solito era già presente nella coppia", dice Chiara Sainaghi della Fondazione Somaschi, responsabile dei centri antiviolenza Hara del Garbagnatese e del Rhodense. Solo nel primo semestre del 2023 sono state 80 le donne che si sono rivolte al centro per chiedere aiuto (nel 2022 erano state 61, 10 in più del 2021), di queste 5 erano in stato di gravidanza, segnalate dal pronto soccorso dove era arrivate piene di lividi. Solo pochissime denunciano i compagni.

Il significato della denuncia

"Noi addetti ai lavori attribuiamo alla parola denuncia un senso ampio – spiega Sainaghi –: denunciare è poter uscire dal silenzio, è potersi confidare con chi ci è più vicino, è chiedere aiuto. E il nostro aiuto non è vincolato al fatto che ci sia una formalizzazione di denuncia che non è l’unica strada per poter costruire un percorso di fuoriuscita dalla violenza".

Oltre ai centri territoriali, è possibile rivolgersi ai pronto soccorso, alle forze dell’ordine, ai consultori familiari, ai servizi sociali. "Il centro antiviolenza – prosegue la responsabile - è uno strumento anche per la comunità e non solo per la donna che è già consapevole e chiede aiuto, o viene inviata dal pronto soccorso. Bisogna poter guardare anche a chi non arriverebbe mai da sola a chiedere aiuto, e costruire una rete di protezione attorno a queste persone".

Cosa fare in caso di violenza

Cosa si può fare? "Non è una risposta facile. In gravidanza per una donna è difficilissimo chiedere aiuto, perché siamo all’interno di una relazione affettiva in cui ha fatto un investimento: a volte però c’è qualcuno, in questo caso c’è una comunità, una piazza, che è a conoscenza di questi fatti. Il messaggio per tutti è quello di parlarne, ci sono luoghi a cui rivolgersi. Una comunità può provare a costruire su quella situazione così specifica una rete. Ma anche un solo cittadino può chiedersi ‘Cosa posso fare? Come mi posso muovere?’. E può rivolgersi al centro antiviolenza spiegando di essere a conoscenza di una situazione di violenza. In questo modo sarebbe possibile studiare un modo per agganciare questa ragazza e iniziare con lei un percorso".

I casi di denuncia rappresentano solo una piccola parte della violenza domestica: "Ci sono ancora troppe situazioni sommerse, tra le vittime anche molte giovani – conclude Sainaghi –. Lo conferma l’Oms: una donna su tre, nell’arco della vita, ha subito una qualche forma di violenza da parte di un uomo (dati raccolti tra dal 2000 al 2018)". Il Centro antiviolenza Hara ha sede a Rho in via Meda 20 e a Bollate (in via Piave 20, all’interno del presidio ospedaliero). Il numero da contattare in caso di necessità è il 335.1820629, mentre l’1522 è il numero antiviolenza nazionale.

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