FABRIZIO
Cronaca

Quei diritti dimenticati nel silenzio

Lucidi Non vedo, non sento, non parlo. Sembra il gioco (tragico) delle tre scimmiette, e alla fine perde un...

Lucidi Non vedo, non sento, non parlo. Sembra il gioco (tragico) delle tre scimmiette, e alla fine perde un...

Lucidi Non vedo, non sento, non parlo. Sembra il gioco (tragico) delle tre scimmiette, e alla fine perde un...

Lucidi

Non vedo, non sento, non parlo. Sembra il gioco (tragico) delle tre scimmiette, e alla fine perde un solo giocatore: il rider, schiavo moderno condannato a una vita da criceto nella ruota senza fine della “gig economy“, l’economia dei lavoretti che poi, in realtà, tanto lavoretti non sono. Un’economia moderna a parole, medievale nei fatti. E nei diritti. Azzerati.

Intanto, in questi anni hanno fatto finta di nulla i manager dei colossi che hanno macinato miliardi e polverizzato i diritti nel mortaio del business delle consegne a domicilio. Hanno fatto e fanno finta di nulla i clienti che, felici e contenti, continuano a ordinare colazioni, pranzi e cene senza curarsi delle condizioni di lavoro dell’"omino delle consegne", come dicono tanti, tra l’irridente e lo spregiativo.

Per fortuna, ora, a tirar via le mani dagli occhi ci provano le forze dell’ordine, per guardare con gli occhi come i fattorini sono costretti ogni giorno a percorrere chilometri a folli velocità per portare a casa – al ritmo di 2,50 euro a consegna, salvo presunti “bonus“ per lavorare sotto il sole e sull’asfalto bollente per pochi centesimi in più – al massimo 50 euro al giorno. Chiaramente, le multe affibbiate ai rider in piazza Castello non le pagherà nessuno dei rider. Perché non possono. Perché non sarebbe giusto. La colpa non è loro ma di un sistema che li costringe – senza alcun controllo né responsabilità – a guadagnarsi da vivere (si fa per dire) andando sempre a tutto gas. Dimenticando i propri diritti.