Arnaldo Liguori
Arnaldo Liguori
Cronaca

Violenza sulle donne in Italia: bisogna avere paura degli sconosciuti o dei familiari?

Stalking, molestie, stupri e femminicidi: cosa dicono i dati, chi sono le vittime e cosa fare in caso di pericolo

Guida sulla violenza contro le donne (illustrazione di Arnaldo Liguori)

Guida sulla violenza contro le donne (illustrazione di Arnaldo Liguori)

Quando si parla di violenza sulle donne in Italia, ci sono tre dati che vanno tenuti a mente. Primo, il 32 per cento di tutte le italiane – circa dieci milioni – ha subito nel corso della propria vita qualche forma di violenza fisica o sessuale. Secondo, il 63 per cento degli stupri è commesso da un partner o da un ex. Terzo, nel 92 per cento dei casi le vittime di femminicidio conoscevano il loro assassino. Il pericolo, insomma, si trova molto più spesso in casa che per strada, anche se episodi come lo stupro avvenuto a Milano il 28 aprile fanno pensare il contrario.

Violenza non vuol dire stupro

Benché talvolta si faccia confusione, “stupro” e “violenza sessuale” non sono la stessa cosa. Lo stupro è solo una tipologia di violenza sessuale, un reato disciplinato dall’articolo 609 del codice penale, che punisce “chi costringe taluno a compiere o subire atti sessuali”. La definizione è volutamente generica, in modo da includere una grande varietà di casi. Sono poi i giudici, di volta in volta, a soppesare la gravità del fatto e stabilirne la pena (che va da sei a dodici anni di reclusione).

Chi sono le vittime di violenza

Non c’è ragazza, donna o anziana che sia immune dal rischio di violenza. E questo è vero a prescindere dalla classe sociale, dal reddito, dall’istruzione o dal luogo di residenza. Contrariamente a quando si potrebbe pensare, ad esempio, la maggior parte delle donne prese in carico dai centri antiviolenza non sono giovanissime, ma hanno tra i 30 e i 50 anni. E molto spesso sono madri.

Spesso, quindi, i figli sono vittime collaterali delle violenze. Sia quando assistono direttamente alle violenze, sia quando sono oggetto di minacce o strumenti di ritorsione nei confronti delle madri. Il numero di minori che sono stati esposti alle violenza sul totale delle madre vittime è salito al 64,8% rispetto al 60,3% del 2006. L’Istat sottolinea che più di una donna su tre ha avuto paura per la propria vita e per quella dei figli. Nel caso di donne straniere la percentuale è sensibilmente più alta.

Gli stupri in Italia

L’Istat stima che quasi un milione e mezzo di donne in Italia abbia subito nella vita le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila). Complessivamente, il 3 per cento delle italiane sono state stuprate, nel 62,7 per cento dei casi da partner o ex, nel 3,6 per cento da parenti e nel 9,4 per cento da amici. “Anche le violenze fisiche (come gli schiaffi, i calci, i pugni e i morsi) sono per la maggior parte opera dei partner o ex”, sottolinea l’Istat.

Colpevoli italiani o stranieri?

Secondo i dati dell’Istat, gli stupri subiti dalle donne italiane sono stati commessi per l’82 per cento da italiani e per il 15 per cento da stranieri (nel 3 per cento dei casi l’autore è ignoto). Per quanto riguarda le vittime straniere di violenza sessuale, gli autori sono connazionali nella metà dei casi.

Questi dati, tuttavia, sovrastimano molto le violenze commesse dagli stranieri. Il motivo è la diversa propensione a denunciare nel caso in cui l’autore sia italiano o straniero. “Basti pensare – spiega l’Istat – che la quota di vittime di stupro da un autore straniero che dichiara di aver denunciato è oltre 6 volte più alta rispetto al caso in cui l’autore è italiano. Per il tentato stupro la differenza è ancora più marcata: la quota di donne che denunciano nel caso di un autore straniero è 10 volte più alta rispetto al caso in cui l’autore sia un italiano”.

Chi uccide le donne

Il 92 per cento delle donne uccise nel 2020 conosceva il suo assassino: nel 58 per cento dei casi era il partner o l’ex, nel 25 per cento un altro parente, nel 9 per cento un altro conoscente. Questa natura “familiare” e “parentale” dei femminicidi si amplifica ogni anno che passa. Nel 2005 gli omicidi commessi da sconosciuti erano il 34 per cento, oggi sono meno dell’8 per cento. È in atto, insomma, un cambiamento storico e culturale che richiede interventi soprattutto nei contesti familiari. La prevenzione “sulla strada”, benché fondamentale, è efficace solo fino a un certo punto.

In Lombardia, nel 2021, sono state uccise venti donne. Di queste 10 sono state uccide dal partner o dall’ex, 8 da un parente, una da un conoscente e una da uno sconosciuto.

La difficoltà del proteggere le donne da questi eventi, per altro, si riflette anche nel lungo periodo. Negli ultimi trent’anni il numero di uomini vittime di omicidio volontario è crollato (da 4,0 a 0,6 ogni 100.000 abitanti). Invece, il numero di donne uccise è diminuito a ritmi molto lenti (da 0,6 a 0,4), fino a stabilizzarsi dal 2014 in avanti. Nell’ultimo anno è persino leggermente aumentato.

Cosa fare in caso di pericolo

Ci sono alcuni consigli che le autorità forniscono per tutelarsi per strada: 1) non girare da soli di notte in zone buie e deserte, 2) avviare una videochiamate con un amico o un conoscente e informarlo della propria posizione, 3) in caso di pericolo concreto scappare, cercare di attirare l’attenzione urlando e chiamare immediatamente il numero 112.

Se invece si assiste a una violenza, come prima cosa bisogna chiamare il 112. Dopodiché, le forze dell’ordine consigliano di non intervenire direttamente, benché in passato l’intervento di un passante abbia salvato molte donne da un episodio di violenza.

Chiamare il 112, senza esitare o rimandare, è sempre fondamentale in caso di caso di aggressione fisica o minaccia di aggressione fisica, se si è vittima di violenza psicologica, se si sta fuggendo con i figli (eviti in questo modo una denuncia per sottrazione di minori), se il maltrattante possiede armi.

Per i casi di violenza e stalking esiste anche il numero 1522: è gratuito sia da rete fissa che mobile ed è attivo 24 ore su 24 tutti i giorni dell’anno. L’accoglienza risponde nelle lingue italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo. L'App 1522, disponibile su IOS e Android, consente alle donne di chattare con le operatrici. È possibile chattare anche attraverso il sito ufficiale del numero anti violenza e anti stalking 1522. Volendo è possibile chiamare anche l’Unione nazionale vittime al 348 240 1371.

Cosa fare dopo una violenza

Se si è vittima di violenza sessuale è importante chiamare i soccorsi e recarsi il prima possibile al Pronto Soccorso. I medici, oltre a fornire cure necessarie potranno mettere la vittima in contatto con il supporto psicologico ed eventualmente prelevare campioni che saranno fondamentali in sede legale.

In ospedale vengono fatti degli esami di laboratorio di routine, come prelievi del sangue, test di gravidanza, esami tossicologici, test per infezioni sessualmente trasmissibili e HIV, prelievo del DNA e di campioni biologici. Potrebbero anche essere prescritti antibiotici, vaccini e pillola del giorno dopo.

Dopodiché, sta alla donna decidere se andare in un posto di polizia per fare denuncia, chiamare il 1522 o andare in uno dei tantissimi centri antiviolenza attivi su tutto il territorio nazionale.